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mostrareche sono davvero•marito e moglie, che hanno condotto una vita in comune

ecc. Quindi anche qui i personaggi devono adattarsi a una situazione, recitare, e

l'uomo non supera la prova, a un certo momento grida che non conosce la donna.

Vediamo dunque che l'essere attore o marionetta (Dorst ha fatto anche del teatro

per marionette) non è affatto negativo per questo autore: anzi è in -qualchemodo

la vera condizione umana, che oggi, non essendoci più valori comuni, sarebbe

comunque una condizione sperimentale. Ciò gli permette di riprendere in modo

nuovo i l vecchio motivo del teatro sul teatro.

In origine, anche il

Toller

non doveva fare eccezione. Con nostra grande stupe-

f azione, apprendiamo dalla nota di Dorst su quest'opera (3) che all'inizio egli

non aveva affatto pensato a Toller nè alla rivoluzione di Monaco, bensì voleva

scrivere un rifacimento moderno del

Philemon Martyr

(1618) del gesuita Jakob

Bidermann (1578-1639), indubbiamente una delle opere più geniali del teatro

tedesco (ma scritto in latino) della Controriforma. La scena è in una città egi-

ziana, e i l governatore Arriano, persecutore di cristiani, pretende che tutti- i citta-

dini, •pena la vita, sacrifichino agli dèi pagani. Un ricco cristiano, Apollonio, che

non intende abiurarema non ha voglia di affrontare il martirio, ingaggia un attore,

Filemone, perchè lo impersoni e abiuri al suo posto, sperando così di salvare sia

l'anima che la pelle. Ma Filemone si immedesima tanto bene nel suo ruolo the

diventa cristiano _sul serio. Poichè nel barocco « gran teatro del mondo » tutto è

apparenza, illusione, scena, salvo i l trascendente che è l'unica realtà e verità e che

quindi irresistibilmente si impone a chi tenti di ridurlo anch'esso à finzione. File-

mone, che cerca di farlo, lacera i l velo dell'illusione, scorge la verità e quindi si

rifiuta di abiurare e viene condotto al supplizio. Apollonio, informato di ciò, si

vergognaperchè un povero istrione, per di più fino a quel momento al di fuori

del cristianesimo, ha trovato quella forza di morire per la fede che egli, cristiano

di vecchia data: avevamostrato di non possedere. Perciò si presenta a sua volta

adArriano, ribadisce la sua fede cristiana e viene regolarmente ucciso. Ma lo stesso

governatore si converte, poichè in seguito alla cattiva organizzazione delle esecu-

zioni si era buscato anche lui una frecciata, e la ferita era subito miracolosamente

guarita toccando il cadavere del martire Filemone. Questo miracolo dovuto al santo

è l'ultimo tocco di propaganda cattolica, maessenziale per lo spirito antiprotestante

dell'opera è soprattutto la contrapposizione dell'attore plebeo, che conduce vita

disordinata (molte scene si svolgono in taverne) ed è quindi un esemplare umano

doppiamente inviso ai- protestanti, al ricco borghese — caro invece a costoro, come

ricorda efficacemente la commedia di Dieter Forte — che dovrebbe essere lui i l

difensore della fede. Sul piano artistico questo permette una felice contaminazione

di comico e di tragico nella figura di Filemone, che è sostanzialmente un perso-

naggio comico ma può attingere alla verità e quindi alla tragedia perchè la verità_

viene appunto dal basso, dal mondo dei reietti (4).

Fin qui Bidermann, i l gesuita. Dorst avrebbe voluto attualizzare la sua opera

rovesciandone i l significato, secondo i l procedimento oggi tanto diffuso e di cui

egli aveva già dato vari esempi, soprattutto

Die Mohrin (La mora,

1964), rifaci-

( 3 ) Pubblicata in appendice al

Toller

nella raccolta di drammi di vari autori

Spectaculum XI ,

Suhrkamp 1968. Poi l'opera è stata pubblicata anche a parte in un volumetto che non

contiene questa nota, parzialmente ripresa invece nell'edizione italiana.

( 4 ) Cfr. le pagine dedicate al

Philemon Martyr

nel bel libro d i E. M. Szarota,

Kiinstler,

Griibler und Rebellen. Studien zum europiiischen Miirtyrerdrama des 17. Jahrhunderts,

Francke, Bern 1967, pp. 7-23.

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