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equilibrio venga prodotta

in modo da evitare crisi periodiche ». (pag. 157,

corsivi aggiunti).

3)11 consumo improduttivo svolge quindi nelle economie capitalistico-

borghesi un duplice ruolo: a ) «garantendo l'equilibrio impedisce all'econo-

mia » (descritta dallo Schema capitalistico « puro ») « di entrare immediata-

mente in crisi per insufficienza di domanda, e perciò «le consente di svilup-

parsi mediante l'accumulazione »; b ) rallenta, con l a sua pur necessaria

presenza, i l processo di accumulazione (che quindi, per questo motivo, non

può estendersi Sul piano mondiale fino a investire il mondo degli « esclusi »).

Fermiamoci un momento qui . Ne l punto 1 ) , Napoleoni identifica i l

mercato capitalistico con un mercato privatistico ( = atomistico, concorren-

ziale, costituito da innumerevoli imprenditori walrasiani. Non v i è Stato,

nè vi sono relazioni con l'estero). Se « mercato capitalistico » = « anarchia »,

il superamento di quel mercato viene ad identificarsi con la pianificazione

(o con la programmazione).

L'identificazione di « mercato capitalistico » ed «anarchia » ( e quindi di

socialismo e pianificazione) è già presente sullo sfondo della discussione ( in

verità assai formalistica, e più o meno basata sul « principio » di Say) che

si svolse verso la fine del secolo scorso sugli schemi di riproduzione di Marx.

Diviene poi esplicita nel dibattito, occorso f ra l e due guerre, sul calcolo

economico in un'economia pianificata, e mi sembra che ben si collochi i n

quello sfondo (applicazione della teoria walrasiana alla pianificazione da parte

di Lange, crisi del '29 contrapposta allo sviluppo economico sovietico d i

quegli anni, Stalin, ecc.). Ed è da questa stessa identificazione che trae origine

la tesi — sostenuta anche da Stalin nel 1952 — della sopravvivenza della legge

del valore (o comunque del mercato e del profitto, inteso come «criterio di

economicità ») nelle società pianificate: l a sola presenza della pianificazione

renderebbe « diverse)) l e categorie tipicamente capitalistiche ( 8 ) . M a su

queste questioni non è possibile soffermarsi qui. Vorrei però aggiungere, per-

chè mi sembra di ravvisare nell'identificazione anarchia-capitalismo un esem-

pio rilevante di quella scissione fra economia e politica che è alla base di

ogni operazione « revisionista » ( e che sottende tutto i l discorso d i Napo-

leoni), che, per Marx, l'« anarchia » del mercato ha le sue radici nel rapporto

di produzione capitalistico, e ne è i l prodotto necessario. Mi sembra quindi

arbitrario ridurre l '« anarchia» d i Marx ad una semplice disfunzione dei

meccanismi d i mercato, come f a Napoleoni (cf r. Introduzione a

La teoria

dello svil.,

cit., pag. XXVI , in cui Napoleoni scambia Marx con Dobb: anar-

chia come assenza di coordinamento

ex ante

ecc.). Marx contrappone, infatti

l'autorità « rigorosamente normativa » dei capitalisti sugli operai — in quanto

«personificazioni delle condizioni di lavoro rispetto al lavoro » — e la rigida

articolazione del processo lavorativo « in una gerarchia

completa»,

all'«

anar-

( 8 ) Su ciò si veda Sweezy,

op. cit.,

pag. 82, e Colletti,

op. cit.,

pp. 123-124. Quest'ultimo

autore ravvisa nello « scambio tra

principio del piano

e

legge del valore..,

l'origine

del revisionismo dei nostri giorni, cosí come esso traspare dagli attuali dibattiti

economici in Unione Sovietica ». Anche Dobb, nell'opera citata in precedenza, per-

viene, contraddicendo sue precedenti posizioni, a riscoprire i l profitto come « criterio

di economicità> delle società pianificate. Ed è singolare che anch'egli pervenga a

questo risultato utilizzando, sulla scia d i J . Robinson, uno Schema capitalistico

«puro » (approdando, contemporaneamente, a l marginalismo).

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