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edell'America Latina, mentre i paesi esportatori in Italia ( soprattutto: Stati Uniti,

Svizzera, Gran Bretagna, Francia e Germania) intervennero con le forme degli

investimenti, dei prestiti esteri privati, dei depositi di capitali e dei prestiti e debiti

dello stato. Nel triangolo industriale, le strutture economiche più arretrate si

spezzarono, i capitali si concentrarono, furono poste le premesse di una produ-

zione di massa e si ebbe un'intensa mobilità delle forze produttive, specie della

forza-lavoro. Infine, la liberalizzazione degli scambi, elaborata da La Malfa f in

dal 1944 e fatta approvare nel 1951, stimolerà ulteriormente l'industria italiana ad

ammodernare impianti e tecniche produttive, che diverranno sempre più competi-

tive nel mercato internazionale.

La Fiat si era mossa in questa nuova direzione fin dal 1947. I l ritorno di

Valletta dagli Stati Uniti, nel giugno, era stato accolto « con viva soddisfazione »

dagli organismi di fabbrica del movimento operaio. L< Unità » spiegavache l'azien-

daaveva ripreso i contatti con i maggiori complessi industriali per crearsi nuove

reti di affari, di scambi e di aiuti tecnico-finanziari. Che il « Piano Valletta » impli-

cassenon solo i l rafforzamento delle strutture produttive della Fiat, perfezionato

nel 1950, ma anche l'indebolimento politico delle sinistre, sembrava non essere

stato colto da queste ultime, le quali avevano imputato la crisi governativa del

maggio soltanto alla DC e al Vaticano, espressioni delle forze politiche « anti-

nazionali ».

In realtà, una volta riattivato l'apparato produttivo in virtù della collaborazione

tecnica fra movimento operaio e direzione aziendale, i problemi che la Fiat doveva

risolvere erano soprattutto tre: riorganizzazione della produzione, reperimento delle

zone internazionali di mercato e redditività del capitale. I l viaggio di Valletta negli

Stati Uniti aveva già assicurato capitali, crediti e macchine. Istituti di credito quali

la Export-Import Bank forniranno prestiti di milioni di dollari a lungo termine,

mentre l'utilizzazione di quasi un quarto dell'intero fondo Erp risolverà per l'azienda

il problema dell'importazione dellemacchine lavorative. Altra 'questione importante,

per la direzione della Fiat, era quella dei prezzi, cheessa legava principalmente al

costo della manodopera e alla produttività del lavoro. Ma anche sull'elevamento

dei livelli di rendimento individuale l'azienda potrà contare fino a tutto i l 1948

sull'appoggio del sindacato e un importante risultato, i l conseguimento dell'indice

di efficienza individuale del periodo 1938-39, potrà essere ascritto al suo attivo

nel corso di quello stesso anno.

Questanuova fase di sviluppo della Fiat è stata descritta per il PCI da Barca,

Minucci e Vertone, Chehanno parlato di un'alternativa aperta, a un certo punto,

fra una scelta di tipo monopolistico e i l consolidamento della funzione nazionale

dell'azienda. Valletta avrebbe quindi avuto dinanzi a sè due possibilità, da un lato

quella di proseguire l'esperienza collaborativa con le sinistre, impegnando il proprio

prdstigio per favorire uno sviluppo economico equilibrato e un progetto di riforma

agraria, dall'altro quella di evitare le trasformazioni strutturali, incentivando la

produzione unilaterale di beni di consumo durevoli. De Gasperi, i l Vaticano e

gli Stati Uniti, rompendo ogni indugio del massimo dirigente della Fiat, optarono

decisamente per la seconda scelta, che risultò quella vincente.

Questabenevola interpretazione della disponibilità politica di Valletta è stata

giustamente respinta da Liliana Lanzardo, la quale ha ritenuto che i l presidente

della Fiat ha complessivamente dimostrato soltanto una notevole abilità di adegua-

mento alle situazioni di fatto: dagli anni di stretta connivenza col regime fascista

aquelli della collaborazione « tecnica » coi partiti della sinistra, in cui agli occhi

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