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cibile a una formu l a matematica; pensare d i distruggere l ' impresa, sost i-

tuendo, sul la carta, i l piano a l mercato vuole d i re rimanere i n una logica

interna a l sistema, r i f iutars i d i analizzare i rappor t i real i , d i aff rontare i

valori ideologici, d i scoprire i l quadro istituzionale i n una prospettiva, come

abbiamo già detto, i n cui l o Stato, comunque definito, anzi d i cui s i r i f i uta

qualsiasi definizione, diventa i l detentore del la formula alternativa che farà

rientrare i l sistema i n una dimensione p i ù umana, p i ù sociale.

La real tà è che i l problema dell ' impresa non esiste; esiste i l problema

di riscoprire i rappor t i f ra gl i uomini e d i abbattere t u t t i gl i strument i che

alienano l 'uomo da sè stesso.

Esiste i l problema del lo sfruttamento, dell'alienazione, del la divisione

capitalistica del lavoro e dei suoi riflessi i n ogni istituzione e a ogni l ivel lo;

esiste i l problema del controllo del prodotto da parte del produttore evitando

un r i torno a un'economia precapitalistica o, 'addirittura, a l comunismo pr i -

mitivo.

Allora, tenut i fermi i pr incipi del marxismo-leninismo, nul la p i ù sembra

dato per scontato. Può, per esempio, sembrare empirica e sperimentalistica

l'esasperata tendenza al l ' interscambiabi l ità del le mansioni esistente at tual -

mente in Cina; per cui non solo, come abbiamo visto, l'operaio aiuta nel rac-

colto, i l contadino entra nel la fabbrica, l ' intel lettuale s i divide t r a studio e

lavoro produt t ivo, ma l 'operaio cambia continuamente l a macchina presso

cui lavora. I n realtà vi è la consapevolezza della possibilità del r iprodursi dei

rapporti capi tal ist ici d i produzione come conseguenza del la r ipet i t ivi tà del

lavoro, che pur giustificato da una f inal i tà giusta, può condurre a una preva-

lenza del la macchina sul l 'uomo e a impedi rne l a liberazione anche i n u n

solo momento del la sua esistenza quotidiana.

Si capisce al lora f ino i n fondo anche l a funzione d i quell'esercito senza

gradi e senza retorica che è l 'esercito popolare d i liberazione; l a sua fun-

zione d i propaganda ideologica che non ha nul la di astratto, nel la misura i n

cui tende a superare l a separazione t r a mi l i t a t i e civi l i , espressione del la

concezione capital istica del la teénica e del la divisione capital istica de l la-

voro. I l mi l i tare nel la fabbrica può stupirci , deviat i come siamo dal la fun-

zione che l'esercito d i ogni paese ha e ha sempre avuto e che c i spinge a

considerarlo un repressore del le esigenze individual i e d i massa; un' ist i tu-

zione al la quale si delega una parte d i noi stessi e che è giustificabile solo

in un sistema i n cui i valori delle masse sono sostanzialmente e sistematica-

mente violati. Ma tut to cambia se comprendiamo che l'esercito popolare d i

liberazione è essenzialmente lo strumento per la diffusione della mi l izia popo-

lare di cui tut t i devono essere, e saranno, membri; che la difesa del terr i tor io

nazionale è uno dei momenti in cui si esplica la lotta contro l ' imperialismo e

contro le imprese capitalistiche e la loro logica. La lot ta d i popolo nel Viet-

nam vince per questo; è, puramente e semplicemente, la lot ta d i un popolo

intero contro un esercito, l a vi t tor ia del la pol i t ica che non nega l a tecnica

ma ne accoglie g l i elementi produt t ivi , contro l a tecnica, cont ro l a scienza

borghese, l a v i t tor ia d i un processo rivoluzionario pe r l a conquista d i u n

nuovo umanesimo contro' l'impresa intrappolata nel la logica del prof i t to.

Basta questo per far cadere in un mare di ridicolo la maggior parte della

nostra cul tura ufficiale.

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