

p. 520). L'intervento dello Stato come correttivo, o più semplicemente, riflesso
di una contraddizione interna al lo stesso modo d i produzione capitalistico.
Allora certamente possiamo dire che la pianificazione, come la proprietà pub-
blica o statale, è una contraddizione interna a l sistema, l a razionalità, che
combatte contro l ' irrazional ità, l o Stato contro- l'anarchia. La pianificazione,
sia nei paesi cosiddetti socialisti, sia nei paesi dove dominano le grandi
corpo-
rations,
è i l riflesso d i una esigenza espressa dal capitale diventato sociale
(di individui associati), o l o strumento per trasformare i l capitale pr ivato
(individuale) i n capitale sociale, ma non è, o non è ancora e necessaria-
mente, pianificazione social ista ne i l imi t i i n cu i l o Stato non è, o non è
ancora e necessariamente, Stato socialista. Potremmo d i re che, f i no a che
non ci si ponga concretamente l a f inal i tà d i trasformare i l modo d i produ-
zione, la pianificazione è, nè più nè meno, una delle forme che i l sistema si
dà, un momento i n cui s i art icola l 'ordinamento statuale, un complesso d i
norme che, ri f lettendo le esigenze poste dalle diverse uni tà produttive, pone
le regole del gioco per i l loro svi luppo per quanto possibile equi l ibrato. Si
compie, nella forma della pianificazione, quel processo, posto così chiaramente
in ri l ievo da Max Weber e ripreso da Lukacs, verso un ordinamento statuale
e giuridico sempre più rigido, statico, razionale, ad un tempo contraddizione
e contrappeso di un sistema in costante ma anarchico sviluppo. L'articolo
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della nost ra Costituzione è u n r i f lesso emblemat ico d i questo pr incipio.
Quando si dice che «l ' iniziat iva economica privata è l ibera », ma « non può
svolgersi i n contrasto • con l ' ut i l i tà sociale », viene i n real tà confer i to a l l o
Stato, sul la base del la valutazione degl i interessi pr imar i del le imprese, l a
funzione d i intervenire e, a l l imi te, d i pianificare, ogni qualvolta l a l iber tà
economica dovesse portare ad assumere iniziative e cr i ter i d i gestione con-
trastanti con l 'armonico svi luppo de l sistema.
Perchè sia al t ra cosa, perchè divent i , non p i ù forma, ma strumento d i
trasformazione verso i l socialismo, riflesso d i un'economia d i transizione, la
pianificazione deve essere inserita i n un'organizzazione statuale che, mentre
vengono poste le premesse per la sua graduale estinzione, esprima nel suo
complesso rapport i d i produzione e d i classe modi f icat i o che c i s i propone
di modificare, i n un quadro i n cui , almeno tendenzialmente, i rappor t i d i
produzione socialisti prevalgono sui rappor t i d i produzione capitalistici. Ma
perchè questo avvenga bisogna abbandonare l ' i l lusione che, d a sola, una
modificazione formale, disciplinare, giur idica o economica, possa produrre
qualcosa d i p i ù che delle contraddizioni al l ' interno del modo d i produzione
capitalista. I l problema non deve allora essere posto, come ha notato Bettel-
heim, nei termini della tradizionale alternativa piano o mercato, bensì affron-
tando i l problema di fondo della distruzione dei rapport i di produzione capi-
talistici, ponendo del le pr ior i tà che siano strumento per arrivare al la pro-
gressiva éliminazione del lo sfrut tamento e qu i nd i a l progressivo cont rol lo
del prodotto da parte del produttore, all'individuazione dei confini t ra lavoro
produttivo e improdut t ivo e al la scomparsa d i quest'ultimo, all'elevamento
del l ivel lo d i coscienza pol i t ica e quindi d i cul tura d i tut to i l popolo.
La comune popolare
La storia che ha portato al la comune popolare è emblematica d i quel la
che è stata chiamata «1a linea d i Mao » e per mol t i versi quel la che p i ù sa
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