

Paesi del l 'Est Europeo, vuo i ne i Paesi dichiaratamente capi tal ist ici e Mao
ne esce come i l vinci tore d i una lot ta combattuta negl i stessi termini , ma
purtroppo perduta, dagl i uomini del la primavera d i Praga. A l l imi te r imane
l'illusione del l ' intel lettuale comunista, che aveva perduto ogni speranza d i
trovare un posto e una funzione sotto la di ttatura del proletariato. Solo appa-
rentemente dissimile, l 'al t ro t i po d i approccio è completamente acri t ico: l a
Cina ha r isol to t u t t i i problemi , salvando i tradizional i ed intoccabi l i pr in-
cipi leninisti del par t i to e dello Stato, la lot ta contro la divisione del lavoro
è vittoriosamente conclusa e, quindi , (ma questo non s i può d i re a chiare
-lettere se non smentendo lo stesso presidente Mao) l a lot ta di classe è f ini ta.
Siamo dunque nel regno della libertà; regno della l ibertà che già ora, in I tal ia
e negli al t r i paesi capitalistici, può i n parte essere realizzato con l a costru-
zione d i un giusto part i to, con una l inea corretta e una di ffusa propaganda
ideologica. Questa visione distorta, piccolo borghese, ideologica, trionfal ista,
estremista, ha provocato non pochi danni negl i u l t imi anni ; dann i orma i
chiari a t u t t i e sui qual i è inut i le insistere, se non ribadendo che sono i l
f rut to di tutto, meno che del principio dell'applicazione del pensiero d i Mao,
che deve essere applicazione creativa e, quindi , i n pr imo luogo, deve part i re
dall'analisi del la situazione specifica i n cui operiamo.
La Cina non è un modello da copiare. E ' semplicemente un paese dove,
faticosamente, giorno per giorno, si sta costruendo i l socialismo, nella consa-
pevolezza e con l a lucidi tà d i t u t t i (non d i pochi burocrat i d i par t i to che
trasmettono dal l 'alto i l pensiero di Mao Tse-tung; ma di tut te le masse popo-
lari) che i problemi sono mol t i , la lot ta d i classe continua, l a borghesia ha
perduto una battaglia ma non ancora la guerra, la rivoluzione culturale è solo
la prima di una lunga serie. La meta da raggiungere è la distruzione del capi-
talismo come premessa per l a costruzione del socialismo.
L'affermazione che l ' imperialismo è morente e che oggi la tendenza prin-
cipale è la rivoluzione, significa tut to tranne che i compi t i dei rivoluzionari,
della classe operaia e delle masse popolari d i tut to i l mondo, sono faci l i tat i .
L'illusione d i aver concluso l a lot ta con l a conquista del potere e con
l'adozione d i alcuni provvediment i formal i , è un' i l lusione •di breve durata
e deve essere bandita dai cuor i e dal le ment i d i t u t t i coloro che l a r ivolu-
zione vogliono far la veramente.
I l capital ismo muore continuamente pe r rinascere continuamente. Co-
stretta la borghesia ad accettare condizioni material i d i vi ta identiche o ana-
loghe a quelle del proletariato, non si può costringerla ad abbandonare mec-
canicamente e immediatamente l a propr ia cul tura e l a propr ia ideologia, e,
attraverso queste, a non r i tentare l a riconquista del potere.
La Cina non è un model lo da copiare perchè non è un model lo; è un
paese dove si lot ta per i l socialismo, non è i l Socialismo. E ' un Paese dove,
dal 1949 ad oggi, si sono apprestati gl i strument i fondamental i per i l supe-
ramento del capitalismo. Propr,io per questo la Cina è un paese dove (questa
è la convinzione d i chi scrive) s i realizzerà i l socialismo, propr io perchè l a
premessa da cui si è part i t i , su cui si fonda la linea del PCC e i l lavoro rivolu-
zionario del le masse, è che i l capital ismo non è una formula matematica
scritta i n un l ibro, che s i può cancellare con un t ra t t o d i penna, ma u n
fenomeno complesso, art icolato, problematico, non caratterizzato da l solo
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