

determinante e d i legittimazione del potere. E ' l a vecchia tesi dell'autosupe-
ramento del capitalismo in socialismo. I n definitiva (e prescindiamo qui dalla
valutazione delle cause storiche) s i assisterebbe, i n alcuni paesi, al la socializ-
zazione del la proprietà come conseguenza del la sua trasformazione giuridica
in proprietà pubblica, i n a l t r i paesi, a un processo al l ' interno del quale l a
proprietà, socializzandosi, perderebbe quel ruo l o e quel la funzione che l e
erano stat i assegnati agl i albor i del capitalismo, e che servivano pe r def i -
nirlo come tale. Da questa premessa s i possono t rar re, come è noto, due
conclusioni: l 'una che si l imi ta a negare val idità e attual i tà storica all 'analisi
marxiana, fondata sulla contrapposizione t ra proprietari e non-proprietari dei
mezzi di produzione, di fronte a società industrialmente avanzate e caratteriz-
zate da un elevato svi luppo tecnologico ( e quindi i n questa società i l pro-
blema di una modificazione radicale del modo di produzione non si porrebbe
più); l 'al tra, che del la pr ima è semplicemente un'espressione esasperata, se-
condo la quale, a un certo stadio di sviluppo delle forze produttive, non esi-
sterebbe più la possibilità d i un'alternativa t ra capitalismo e socialismo, ma
esisterebbe solo un modo d i produzione, caratterizzato
dall'avanzamento in-
dustriale
e che assume la forma o della pubblicizzazione o della socializzazione
della proprietà, con l a conseguente scomparsa del conf l i t to e del la lot ta d i
classe t r a borghesia e proletariato ( i l signi f icato pol i t i co ed ideologico d i
questa posizione, che tende a fare passare i l reale avvicinamento t ra le strut-
ture economico-sociali degl i USA e dell'URSS come una l inea d i tendenza
inevitabile per ogni paese ad un certo grado d i sviluppo, è palese e non ha
bisogno d i commenti ul ter ior i ) .
Ora la modificazione del la disciplina giuridica del la proprietà non vuole
dire
d i per sè
eliminazione, neppure i n l inea d i tendenza, de l rappor to d i
sfruttamento; p i ù in generale, non ha questo significato necessariamente l ' in-
tervento pubbl ico o statuale nell'economia. Lo Stato, è inut i le ripeterlo, non
è un concetto astratto ma è l'espressione degl i interessi del la classe domi -
nante; nel la sua qual ità di «comi tato di affar i » e « coscienza col lettiva della
classe capitalistica nel suo insieme », può entrare i n contraddizione con l a
stessa, come ent i tà sociologica, o con una sua parte, non certo al fine d i eli-
minare lo sfruttamento ma per « controllarlo e per far sì non che lo sfrutta-
mento cessi, ma che l o sfruttamento sia mantenuto i n termini ta l i da poter
essere indefinitamente cont inuato »( i n parole povere, l o sfrut tamento non
può mai essere tale da portare, al l imi te, al la eliminazione fisica del la classe
operaia).
Lo Stato, i n a l t r i termini , è sempre stato, e tanto p i ù l o è ora, i l razio-
nalizzatore de l sistema, l 'equi l ibratore de l sistema, i l control lore del l 'anar-
chia del sistema, la coscienza superiore attraverso l a quale vengono f i l t rate
le esigenze del la classe d i cu i è i l ri f lesso perchè queste esigenze vengano
realmente, e i n prospettiva, compiutamente soddisfatte; e, per ottenere que-
sto, bisogna appunto fra l 'altro tenere conto della esigenza per i l sistema della
sopravvivenza del la classe operaia.
I l fenomeno del la socializzazione, previsto da Marx negl i stessi termi n i
in cui si è poi realizzato, non è al tro che « la soppressione del capitale come
proprietà privata nell 'ambito del modo di produzione capitalistico stesso » o,
in a l t r i termini , « la soppressione del modo d i produzione capital istico nel-
l'ambito del lo stesso modo. d i produzione capital istico »
(Capitale, vol . I I I ,
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