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citato i n precedenza). Ma anche nei passi i n cui egl i sottolinea con maggior

forza « i l grande mo l o storico » del «capitale », Marx non dimentica mai che

le contraddizioni sono impl ici te e quindi

permanenti nel

«

capitale

»

stesso,

che « ai vantaggi mater ial i e intel let tual i » ot tenut i sot to l o st imolo de l

profitto s i accompagna la « costrizione e l a monopolizzazione del lo svi luppo

sociale », che la rivoluzione si compirà non quando si

produrranno

le contrad-

dizioni, ma quando esse

esploderanno

con tale violenza ( è questo i l punto

l imite a cui Marx allude nella fase dei

Lineamenti

citata) da non poter essere

più ricomposte, che la rivoluzione sarà

proletaria

perchè i l rapporto di produ-

zione capital istico non solo genera una massa crescente d i lavorator i sala-

riati, ma anche u n antagonismo d i fondo f r a interessi de l proletar iato e

interessi della borghesia, e pone quindi, le premesse per i l suo

superamento.

Non stupisce, a questo punto, che da l l o schema formulato d a Ma r x

Napoleoni, e che si fonda sulle due proposizioni sopra ricordate, non si riesca

a capire nè perchè s i possano verificare « insuperabili cr i s i » nè i ierchè v i

debba essere una rivoluzione, nè perchè essa debba necessariamente essere

proletaria, nè dove si debba collocare « i l punto l imi te » (che per Marx-Napo-

leoni è l 'uscita

dal lavoro),

se dentro od oltre i l rapporto di produzione capi-

talistico.

Non stupisce nemmeno, inol tre, che l ' Inno del Capitale sopra r icordato

che, presumo, dovrebbe costituire una parafrasi d i un passo dei

Lineamenti

citato i n quel contesto (pag. 150-151), ma d i cui Napoleoni r ipor ta solo una

frase, costituisca i n real tà un sostanziale fraintendimento del passo i n que-

stione: non s i t rat ta, a me sembra, del l ' Inno del Capitale per l 'Usci ta da l

Lavoro, ma d i un'esaltazione del proletariato e delle sue capacità d i emanci-

pare, attraverso l a rivoluzione, pr ima, e i l lavoro, dopo, tut ta l 'umanità.

In quel Marx si sta ponendo un problema che aveva già affrontato nel 1843-

1844 i n polemica con Ruge, ol tre che nei

Manoscritti

e

nell'Ideologia tedesca.

I l problema è questo: se i l fine del rapporto d i produzione capitalistico è la

produzione di profitto, e non la soddisfazione di bisogni, come è mai possibile

che possa essere i l proletariato a fondare una società

diversa,

se i l « capi-

tale» ha ridotto « i l bisogno dell'operaio al più indispensabile e al più compas-

sionevole sostentamento del la v i t a f isica, e l a sua at t i v i tà a l movimento

meccanico più astratto », se i l « capitale » ha fat to sì che « l'uomo (l 'operaio)

si sente l ibero soltanto nelle sue funzioni animali, come i l mangiare, i l bere,

i l procreare, e tut t 'al p i ù ancora l 'abitare una casa e i l vestirsi, e invece s i

sente nul la p i ù che una bestia nel le sue funzioni umane », se « l ' industria

come specula su l raff inamento de i bisogno de i r icchi , specula al t ret tanto

sulla.., rozzezza dei bisogni dell'operaio, sul la l oro rozzezza i n quanto pro-

dotta• ad arte, e d i cui pertanto l o spi r i to consiste

nell'autostordimento,

che

è una soddisfazione de l bisogno sol tanto

apparente,

una f orma d i c i v i l tà

dentro

l a rozza barbar ie sel bisogno »?

(Manoscr i t t i ,

pag. 139, 87 e 143)

(corsivi nel testo). Ma, dice Marx, nel passo del, Lineamenti citato

(Lineamenti

I,

Quaderno I I I , pag. 117; i l testo d i Napoleoni contiene qu i un errore d i

stampa), se i l « capitale» tende, da una parte, a far sì che i l bisogno dell'ope-

raio s i r iduca ad essere soltanto l '« immediato bisogno d i conservare i l suo

organismo », e quindi a rimanere confinato ent ro i l imi t i dei «bisogni natu-