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sici, e in particolare fra Marx e Ricardo, di cui Marx si riconosce ovviamente

debitore, riconoscendogli, f ra l'altro, un'onestà scientifica, che contrappone

alla 'fondamentale volgarità' di Malthus, ecc.

(St . dottr. econ.,

I I , pp. 281-

282). Mi sembra importante tuttavia, sia per chiarire i l giudizio complessivo

che Marx dà degli economisti classici che per mettere in luce i l senso stesso

della sua opera, la frase che, nei

Lineamenti,

conclude l'analisi del plusvalore

nei fisiocratici, in Smith e in Ricardo

(Quaderno I I I ,

pag. 326): « La necessità

di sviluppare esattamente il concetto di capitale è data dal fatto che esso è il

concetto fondamentale dell'economia moderna, così come i l capitale stesso,

la cui controfigura astratta costituisce i l suo concetto, è i l fondamento della

società borghese. Dal la rigorosa comprensione del presupposto fondamen-

tale del rapporto devono risultare tutte le contraddizioni della produzione

borghese, e, insieme i l punto limite in cui i l rapporto costringe ad andare

oltre se stesso ».

(Corsivo aggiunto).

Entrambe le caratteristiche sopra ricordate, che Marx considera speci-

fiche, del rapporto di produzione capitalistico rivelano i l carattere antagoni-

stico della società capitalistica, e ne individuano non solo l a transitorietà,

ma anche le contraddizioni

intrinseche

e

quindi permanenti

(lo sviluppo

con

le crisi, nel linguaggio degli economisti), i motivi e gl i agenti de l suo

superamento.

In un passo del capitolo «La formula trinitaria » che precede di poche

righe i l noto passo del « regno della libertà » citato da Napoleoni (pag. 151)

per sostenere che Marx identifica la fine dell'alienazione (marx-napoleonica)

con l'uscita dal lavoro, Marx scrive

(Libro

I I I , 3, pag. 230): « Pluslavoro

in generale, inteso come lavoro eccedente la misura dei bisogni dati,

deve

sempre continuare

a

sussistere.

Ne l sistema capitalistico come i n quello

schiavistico ecc., assume semplicemente una forma antagonistica ed è com-

pletato dall'ozio assoluto di una parte della società. Una determinata quantità

di pluslavoro è necessaria per l'assicurazione contro le disgrazie, per il neces-

sario e progressivo ampliamento del processo di riproduzione ed all'incre-

mento della popolazione, che

dal punto di vista capitalistico

si chiama

accu-

mulazione [è

chiara qui, mi sembra, l'allusione sarcastica alla 'mistificazione'

operata dagli economisti classici]. Uno degli aspetti in cui si manifesta la

funzione civilizzatrice del capitale è quello di estorcere questo pluslavoro in

un modo e sotto condizioni che sono più favorevoli allo sviluppo delle forze

produttive, dei rapporti sociali, e alla creazione degli elementi per una nuova

e più elevata formazione, di quanto non avvenga nelle forme precedenti della

schiavitù, della servitù della 'gleba ecc. Ciò porta ad uno stadio in cui da un

lato sono eliminate la costrizione e la monopolizzazione dello sviluppo sociale

(compresi i suoi vantaggi materiali ed intellettuali) esercitate da una parte

della società a spese dell'altra, dall'altro questo stadio crea i mezzi materiali

e l'embrione di rapporti che rendono possibile combinare questo plusvalore

di una più elevata forma di società con una riduzione maggiore del tempo

dedicato al lavoro materiale ». (corsivi aggiunti).

E' proprio non cogliendo la critica di Marx agli economisti classici (« i

cui migliori rappresentanti rimangono, e del resto, non può accadere diversa-

mente partendo dal punto di visti borghese, più o meno imbrigliati in quel

mondo dell'apparenza da essi criticamente dissolto e quindi cadono tutti più

o meno i n incoerenze e contraddizioni non risolte, arrestandosi talvolta a

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