

stato concesso di mangiare; ho dovuto affrontare un viaggio di notte da
Pisa a Milano, ero intirizzito perché non avevo con me indumenti caldi.
Ma quello che più ha influito nel farmi firmare i verbali scritti dalla polizia
sono state le percosse e le minacce. Era la prima volta che subivo violenza
fisica. Sono stato schiaffeggiato, colpito alla nuca, preso a pugni, mi venivano
tirati i capelli e torti i nervi del collo. Rendeva più terribili le percosse i l
fatto che avvenivano all'improvviso dopo aver fatto chiudere le imposte e
venivo colpito al buio. I n particolare ricordo d i essere stato colpito dal
dott. Zagari che mi accolse al mio arrivo da Pisa alle tre di notte con una
nutrita scarica di schiaffi e dagli agenti Mucilli e Panessa. Quanto alle minacce
consistevano nel terrorizzarmi annunciandomi, codice alla mano, a quanti
anni di carcere avrei potuto esser stato condannato cioè fino a venti anni.
Tali minacce mi furono ripetute in carcere da parte del dott. Calabresi. Non
mi sono mai reso conto della gravità delle affermazioni false che ero costretto
a• sottoscrivere perchè avevo coscienza che i fatti erano diversi e pensavo
che la testimonianza di due persone adulte, quali l'arch. Corradini e la moglie,
non avrebbero lasciato dubbi. Questo perché pensavo che non mi credessero
perché ero un ragazzo. Mi sono sempre fin dall'inizio dichiarato estraneo ai
fatti. L'Ufficio da atto che le predette dichiarazioni sono state dettate perso-
nalmente dall'imputato ricavandole da un foglio scritto: DR: dopo che fui
portato a S. Vittore fui interrogato cinque volte e per la verità devo dirle che
non mi resi conto quali•-fossero magistrati e quali funzionari di polizia, meno
che per il dott. Pagnozzi e per il dott. Calabresi che conoscevo già in prece-
denza in quanto ero stato già da loro interrogato in questura. DR: i l dott.
Pagnozzi è venuto ai primi di maggio corrente anno, mentre il dott. Calabresi
èvenuto poco prima che si celebrasse il processo a carico degli imputati per
i fatti di Battipaglia. DR: non rivelai queste gravi accuse sul trattamento
subito nelle circostanze che le ho descritto ai tre magistrati che vennero qui
ad interrogarmi l'uno dopo l'altro in giorni diversi in quanto ero ancora sotto
l'influsso delle minacce, e anche perché non conoscevo l'identità delle persone
che mi interrogavano, nè i miei diritti di difesa ».
Amati dirà che Faccioli si era preparato e 'dettava' la parte di interroga-
torio che abbiamo appena riportato: perciò non c'era e non c'è motivo di
credergli. Si noti la sottile acrimonia di Amati quando fa mettere a verbale
che l'imputato 'detta personalmente'. Che inverosimile sfacciataggine!
Si dirà che le 'ritrattazioni' sono un inabile (tentativo di costruirsi una
linea di difesa e che naturalmente gli episodi di vessazioni narrati per spie-
gare le 'confessioni' sono incredibili. I l processo contro i carabinieri per i
fatti di Bergamo insegni. Ci si chiede. ma perché non negare subito allora?
Perché ammettere poche ore prima ciò che, nelle medesime condizioni di
mancanza di libertà e di assenza di contatti •esterni, si nega un'ora dopo?
Potere socratico e maieutico dell'UP, si è tentati di rispondere. I funzionari
di polizia naturalmente negheranno tutto. Affermeranno anzi che gli impu-
tati venivano trattati più come ospiti graditi che come indiziati di gravissimi
crimini: i l letto veniva preparato nelle stanze dell'UP e non nelle camere di
sicurezza per farli stare più comodi, si beveva vino e birra e cappuccini, a
spese dei funzionari; si mangiavano brioches e panini e toast e una volta un
pranzo completo; i l clima era quello dell'interrogatorio di Pinelli: « disteso ».
La tesi è che l'eccesso di ospitalità ha portato Braschi e Faccioli a confi-
180 - - -