

fuori Livorno, in un edificio in costruzione, e in un soppalco del tetto, una
certa quantità di esplosivo da mina, di detonatori e di miccia: si dirà appunto
che si tratta del residuo dei residui del furto nel bergamasco, una parte
essendo stato impiegata negli attentati, una parte occultata a Cunardo, ma
poi trafugata da ignoti, e la terza e ultima parte nascosta appunto alla Bandi-
tella. Ma si è già visto come l'esplosivo custodito nella cava bergamasca sia
di fattura e composizione completamente dissimile da quello trovato alla
Banditella. I n sostanza, non solo non sarà mai possibile provate i l furto,
(anzi sarà data la prova del contrario), ma di ben 280 candelotti di dinamite,
24 detonatori e due rotoli di miccia non si troverà più alcuna traccia.
AMilano continuano gli interrogatori di polizia: alle 19 è di nuovo la
volta di Norscia; alle 19,30 viene risentito per la terza volta Faccioli; alle
21 per la prima volta la Mazzanti. Norscia e Mazzanti, separatamente e senza
poter comunicare prima fra di loro, danno un'identica versione del ritrova-
mento del volantino 'Non dormirete più sonni tranquilli' sequestrato in casa
loro. Degli interrogatori di Faccioli si dirà. La giornata si chiude con due
rapporti di Allegra alla Procura della repubblica di Milano, con i quali si•
fà il conto del bottino e si può, sulla scorta di ben selezionate affermazioni
rese dai fermati, dichiarare che « sia Corradini Giovanni che Vincileone
Eliane, risultano gravemente indiziati di reato di strage per aver ispirato
ed organizzato gli attentati in oggetto (ndr: quelli di Milano), servendosi
di Braschi Paolo, Della Savia Angelo Pietro e di Faccioli Paolo per la esecu-
zione materiale ». Affermazione quanto meno temeraria: perchè, come s'è
visto, di tutto il gruppo anarchico poteva essere 'gravemente indiziato' meno
che degli attentati del 25 aprile, per i quali, non c'era nè ci sarà mai il benchè
minimo indizio: e nemmeno la rituale 'confessione' di qualcuno.
Resta da dire che cosa Faccioli ha 'confessato', sul come ha 'confessato'
lo si vedrà in seguito. Si tratta di due verbali molto lunghi e molto dettagliati.
Si ripetono qui cose ormai già 'passate' da Braschi: dai rapporti con Della
Savia, al furto di esplosivo, ai rapporti con i Corradini, agli spostamenti nel
mese di aprile, alle confidenze intrecciate che i tre (Faccioli, Braschi e Della
Savia) si sarebbero fatti. Gl i episodi nuovi riguardano principalmente gli
attentati d i Roma (28-2, Palazzo Madama; 27-3, Ministero della Pubblica
Istruzione; 31-3, Palazzo di Giustizia). Questi attentati saranno attribuiti tutti
e tre a Faccioli e a Della Savia. Essi saranno chiamati a risponderne per
questa frase di Faccioli: premesso di aver visto Della Savia a Pisa pochi
giorni prima dell'attentato a Palazzo di Giustizia mentre lo stesso stava appunto
partendo per Roma, dove abitava da tempo, con una borsa da bagno di spugna
rossa in mano, gli chiede, avendolo rivisto dopo qualche tempo, che cosa
fosse andato a fare nella capitale ma non attende la risposta perchè « ero
certo di conoscere i l motivo per cui si era recato colà, cioè per l'attentato
al Palazzo di Giustizia, pur non avendone parlato ». In seguito Faccioli, come
vedremo fornirà altri particolari, e altri particolari, o meglio altre alluci-
nanti spiegazioni, fornirà la teste Zublena, nel giugno.
Di Della Savia, Faccioli dirà ancora: « so che ha commesso gli attentati
alla Biblioteca Ambrosiana e alla Banca d'Italia come egli stesso mi ha
precisato ». Nega di aver partecipato o che Della Savia .o Braschi abbiano
partecipato agli attentati di Torino (S. Cristina, 27-1) e di Milano "(Citroen,
, 26-5-68 e
V.lePiceno, 26-8-68). Sono attentati 'nuovissimi': per quelli di Milano
174 —