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Della Savia e Paolo avevano rubato dell'esplosivo in una cava nel berga-

masco e fornirà analoghi particolari sul successivo occultamento del bottino.

Dopo l'interrogatorio viene rimesso in libertà.

Alle ore 12,15 l a Vincileone viene interrogata per la seconda volta: è

questa la prima occasione in cui si parla della giornata del 25, e la Vincileone

dà una precisa ed analitica versione, dalla quale non si distaccherà mai, degli

avvenimenti di quel pomeriggio. E' interessante notare qui che le indagini pur

essendo partite dagli attentati del 25 e subito orientate verso Corradini,

Braschi, Faccioli, nonchè i l lontano Della Savia, non sembrano interessare

particolarmente i funzionari di polizia i quali non contestano nulla o conte-

stano assai poco a coloro che si pretende siano i maggiori indiziati. Ma ciò

non deve stupire. L'UP pensa di avere altre frecce al suo arco per incrimi-

nare i l gruppo anarchico, e non vuole inquinarle con facili alibi che tutti

potrebbero offrire senza difficoltà, trattandosi di avvenimenti capitati poche

ore prima. Ed è così che i poliziotti sono sempre molto parchi nel fare

domande sul 25 aprile, mentre si diffondono ampiamente su fatti avvenuti

mesi ed anni prima. Risulta chiaro f in dalle prime battute dell'indagine

infatti che l'UP sapeva che il 25 Faccioli e Della Savia sarebbero stati a Milano

dai Corradini; sapeva, subito dopo lo scoppio delle bombe, come era costruito

il congegno di accensione, anche se si trattava praticamente di prototipi, di

esempi rarissimi nella storia del terrorismo, d i congegni particolarmente

complicati; sapeva tutta una serie di notizie particolari sugli indiziati, da

Paolo Braschi fino a Clara Mazzanti; e sapeva specialmente che doveva risol-

vere una volta per tutte una serie di 'casi' rimasti insoluti e che interessavano

non solo Milano, ma molte altre città. Non per niente il Questore il 26 aveva

organizzato una importante riunione al vertice dei capi degli uffici politici

delle maggiori città italiane al fine di confrontare tutti gli episodi terroristici

rimasti senza colpevole.

Ma torniamo alla giornata del 29. Alle ore 13,30 viene interrogato per la

prima volta Norscia. E' un interrogatorio praticamente di sondaggio in cui

gli si chiede notizie dei suoi amici e, per la prima volta, del 'ballerino' e del

gruppo 'Barcellona 39': i l riferimento a Valpreda è lampante. Ma Norscia non

sa nulla.

Alle ore 16,30 il quinto e ultimo interrogatorio di polizia di Braschi. L'UP

costruisce, con questo interrogatorio, un precedente, una dura ipoteca su

Valpreda, anche se questa volta la pista viene lasciata cadere. Ma tornerà

utile per l'attentato del 12 dicembre. Braschi non lo poteva immaginare.

L'UP. sì. I n dibattimento Braschi affermerà con la massima durezza e fer-

mezza che le parole gli venivano letteralmente estorte di bocca. Non dorme

e non mangia praticamente dal mezzogiorno del 27. Si legge dunque nel

verbale di questo ultimo interrogatorio che Braschi avrebbe fatto intendere

a Valpreda d i essere l'attentatore di Genova e d i Livorno, d i possedere

dell'esplosivo rubato; d i volerlo spartire con lui, Valpreda; di volerlo anzi

andare a ritirare con lui nel tale e tal posto dove era stato occultato; che

infine si sarebbe lamentato con Valpreda del fatto che nel luogo dell'occul-

tamento, a Cunardo, l'esplosivo era stato sottratto da mani ignote qualche

mese dopo i l furto nel bergamasco: come a dire: io t i ho confidato dov'è

l'esplosivo e tu te lo sei preso al momento buono!

Alle ore 18,30 la polizia livornese 'rintraccia' in località La Banditella,

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