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non sapendo come fare s'era chiesto i l 'permesso' a Faccioli d i inserirlo nel

verbale d i sequestro de l giorno pr ima, permesso che Facciol i aveva l ieta-

mente accordato. Muc i l l i è usci to dal l 'aula del la Cor te d'Assise senza l e

manette a i polsi .

La 'confessio_ne' d i Braschi.

Per i l momento si tratterà di riassumere che

cosa Braschi ha confessato. Poi si vedrà come. La 'confessione' si sviluppa in

più tempi : ne l secondo, terzo e quar to interrogatorio. Av rà una coda ne l

quinto interrogatorio d i pol izia del giorno 29.

I l

secondo interrogator io d i Braschi ( o r e 17,30) s i apre d i bot to con

questa pr ima frase: « Nel novembre scorso i o e Angelo Piero Del la Savia

rubammo in provincia di Bergamo una rilevante quantità di esplosivo in una

cava incustodita... » Da qu i ha inizio l a p i ù dettagl iata e particolareggiata

descrizione d i un reato inverosimile e impossibile, nel senso che per docu-

menti e per testimonianze inoppugnabi l i verrà stabi l ito, i n ist rut tor ia e i n

dibattimento, che quel fur to in quella cava non è stato mai commesso, perché

in quella cava non è mai mancato nemmeno un grammo d i esplosivo. Come

se la caverà i l giudice Amat i , qual i saranno le prodezze del per i to Cerr i sul

punto, come se ne laveranno elegantemente le mani i giudici del la Corte d i

Assise, l o si vedrà i n seguito. Ora bast i di re che: a ) senza esplosivo non si

possono commettere attentati a base di dinamite; b ) i l residuo dell'esplosivo

'rubato' nel la cava de l bergamasco deve essere at t r i bu i to i n propr ietà a

Valpreda per confezionare l e bombe de l 12 dicembre. Questa l a posizione

di partenza del la pol izia: che i l f u r t o c i sia stato o non c i sia stato poco

importa, basta che Braschi 'confessi'!

E Braschi confessa. Confessa anche d i aver nascosto l'esplosivo i n una

baita d i montagna, propr io i n quella bai ta della cui esistenza la questura d i

Livorno lo pregava di ricordarsi i l giorno prima della sua « spontanea confes-

sione ». La confessione continua poi con i l riconoscimento di aver compiuto,

con quell'esplosivo, un attentato a Genova (3-12-68) con De l l a Savia, e uno

a Livorno (25-12-68) d a solo: è i l tanto sospirato at tentato preteso dal la

Questura d i Livorno.

I l terzo interrogatorio di Braschi (ore 21,50) è dedicato a perfezionare la

questione del la collocazione dell'esplosivo dopo i l f ur t o : d i r à Braschi che

parte della dinamite sarà da lui depositata, insieme a, Della Savia e a Faccioli,

in un edi f icio f uo r i Livorno. La dinami te 'bergamasca' ver rà t rovata dal la

polizia i n local i tà Bandi tel la. Ma , amara sorpresa, invece d i t rat tars i d i

'Titan A ' o d i 'Gelignite' s i scoprirà poi (durante i l processo, ma l'accerta-

mento si poteva fare subito) che i l t ipo di dinamite è completamente diverso,

per composizione e fabbricazione, da quel lo che a t u t t i i cost i s i vuole sia

stato rubato da Braschi e da Della Savia. Braschi conclude i l terzo interro-

gatorio con questa frase: AD. R.: « E' probabi le che g l i attentat i commessi

alla Fiera d i Mi lano e all'Ufficio Cambi siano stat i commessi dal Faccioli e

dal Del la Sana i n quanto erano capaci d i fare queste cose ».

I l quarto interrogatorio d i Braschi (ore 24) è dedicato ancora all'esplo-

sivo, al la sua identificazione (g l i viene esibito quel lo trovato abbandonato i l

14-69 davant i al la chiesa d i S. Mar ia del le Grazie a Mi lano), e inf ine a l l a

affermazione che Della Savia gl i avrebbe confidato di aver compiuto gl i atten-

tati a l l a Banca d ' I ta l i a (1-6-68) e a l l a Bibl ioteca Ambrosiana (22-7-68), e

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