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che le bombe per questi attentati erano in realtà 'bombe carta' al clorato e

che il clorato veniva acquistato in via Lanzone.

La comparsa sulla scena di Norscia. La perquisizione a casa di Norscia

è del tutto inspiegabile, stando agli atti. Prima del verbale di sequestro sia

Norscia che Mazzanti non vengono mai nominati neppure una volta. Eppure

improvvisamente appaiono alla ribalta, anche loro fortemente indiziati per

gli attentati del 25. Nessuno sa spiegare chi indirizza l e indagini verso i

due: essi per i l momento, dopo una serie di interrogatori, scompaiono, per

ritornare in luce solo a giugno con la teste Zublena. Quello che più impres-

siona è che tutto quello che ora (28 aprile, ad ore 24) appare francamente

incomprensibile ( i l contenuto del telegramma di Parlato; l'accenno al furto

di esplosivo fatto in questura a Livorno; l'addebito a Braschi e a Della Savia

degli attentati di Genova e di Livorno; la comparsa di Norscia e i l volantino

'non dormirete più sonni tranquilli'; la stessa rilevanza data ai coniugi Corra-

dini come capi, organizzatori e promotori delle criminali imprese) tut to

quello che

ora

è incomprensibile, escluse infatti arti divinatorie in Allegra & C.,

appare invece del tutto prevedibile e logico

solo se

si leggono gli interrogatori

della teste Zublena predatandoli. Invece l a Zublena ufficialmente scende

in campo per la prima volta solo i l 23-6 e rende spiegabile

allora

tutto ciò

che

ora

senza di lei non è altrimenti spiegabile.

29 apr i le

La giornata si apre con i l crollo di Faccioli. Sono le 10 quando formal-

mente ha inizio i l suo secondo interrogatorio. I l primo era stato a Livorno,

il secondo è 'milanese' al cento per cento: è Calabresi infatti che lo inter-

roga, con i soliti suoi onnipresenti compari dell'UP, quelli specializzati ' in

anarchici'. La triste specializzazione ha i suoi effetti, come si vedrà. E' appunto

durante questo interrogatorio, verso la fine, che salta fuori, del tutto opportu-

namente, i l famoso schema di ordigno esplosivo di cui si è già parlato.

Alle ore 12 inizia un secondo drammatico interrogatorio: quello di Braschi

Carlo. Come si ricorderà i l fratello del maggiore indiziato viene portato a

Milano in stato di fermo, indiziato quanto Paolo per gli attentati di Livorno e

di Milano. I n dibattimento dichiarerà che era fra l'altro sottoposto a conti-

nue minacce circa la possibilità di 'finire dentro' per uso o spaccio di droga.

Dichiarerà inoltre che i verbalizzanti gli facevano presente che suo fratello

lo aveva già incolpato i n pieno dell'attentato d i Livorno, e che quindi gl i

conveniva di liberarsi l'anima 'dicendo tutto'. L'interrogatorio consta di ben

cinque pagine dattiloscritte. Vi si parla di tutto, dei rapporti di Paolo con

Della Savia e Faccioli, del viaggio a Milano il 22-4 per un convegno anarchico,

e della visita a Livorno, alla vigilia del viaggio, di Faccioli e Della Savia al

Braschi con la richiesta di usare i l saldatore elettrico. Si parla anche, per la

prima volta, seppure in termini molto generici, di Norscia e di Mazzanti. I l

fulcro centrale dell'interrogatorio riguarda tuttavia l'attentato d i Livorno e

il furto dell'esplosivo. Circa i l primo fatto, Carlo darà nello stesso interroga-

torio due versioni contrastanti pur riconoscendo entrambe le volte che suo

fratello, e non lui, aveva commesso l'attentato. A proposito del furto (dichia-

rerà poi in dibattimento che gli veniva letta durante l'interrtgatorio la ver-

sione dei fat t i verbalizzata i l giorno pr ima dal fratello) confermerà che

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