

Allegra, Calabresi, Amati, loro non sognano, loro subito 'indirizzano' l'inchie-
sta verso i 'veri ' responsabili, con f iuto eccezionale e senza l 'ombra d i un
dubbio.
L'attentato del 25 aprile
La Questura di Milano, con rapporto 05000 del 25 aprile 1969 indirizzato
alla Procura della Repubblica di Milano, dà i l primo annuncio: « Verso le ore
19 di oggi, un ordigno di natura imprecisata è esploso nel corridoio di proie-
zione di documentari nello Stand della Fiat alla Fiera di Milano. Lo scopkio
ha prodotto danni alle cose ed i l ferimento di 18 persone. Verso le ore 20,45
altro ordigno, di natura imprecisata, è esplotso nell'Ufficio Cambi della Banca
Nazionale delle Comunicazioni al la Stazione Centrale d i Milano, ha provo-
cato l'incendio dell'Ufficio stesso, domato dai vigi l i del fuoco. Dall'esame dei
residui raccolti sui posti delle esplosioni è risultato che i n entrambi i casi
gli ordigni presentano le stesse caratteristiche, sia di confezione che di materia
esplodente. Gl i obbiettivi prescelti e l'analogia delle confezioni degli ordigni
con al t r i rinvenuti, a suo tempo, presso la Rinascente d i Milano, preannun-
ciati •da una lettera d i chiara impostazione anarchica, fanno fondatamente
desumere che gl i attentati di cui sopra siano di provenienza anarchica. Sono
in corso indagini sul cui esito si fa riserva di riferire appena possibile ».
Le bombe sono state collocate i n luoghi frequentatissimi: solo un caso
ha voluto che non ci scappasse i l morto. La carica esplosiva verrà valutata
intorno ad un chilogrammo d i clorato d i potassio e zucchero per 'bomba'.
L'ordigno è di fattura particolarmente complessa. Dirà Allegra (Capo dell'Uf-
ficio Politico d i Milano) nel rapporto del 9-5-69: « ... l'uso dell'interruttore...
nella storia del terrorismo è, se non unico, rarissimo ». I l perito Certi, nomi-
nato dal Giudice Amati, affermerà che per confezionare tal i ordigni è necessa-
rio un notevole « perfezionamento tecnico» poichè s i t rat ta d i applicare
«principi d i elettrotecnica che richiedono una preparazione... profonda ».
Inquirenti e per i t i avranno grosse difficoltà nel ricostrure i l sistema d i
accensione delle due bombe, tanto appaiono complicate.
Però, sebbene i reperti trovat i sul luogo del lo scoppio siano modestis-
simi, (Allegra nel pr imo rapporto parla d i ordigni ' di natura imprecisata')
tuttavia immediatamente l'Ufficio Politico dichiara che vi è una precisa ana-
logia f r a questi attentati e quel l i del la Rinascente d i Milano, non r iusci t i
perchè l e bombe non sono esplose. D i che s i tratta? Ce l o dice sempre
Allegra (rapporto del 9-5-69): « I l 30 agosto 1968 e i l 15 dicembre 1968 furono
rinvenuti rispettivamente al V I e al I piano dei magazzini la Rinascente d i
questa piazza Duomo due ordigni pressoché identici inesplosi, depositati certa-
mente da elementi anarchici, in quanto la deposizione del primo ordigno fu
preceduta dal l ' invio d i una lettera indirizzata al la Questura datti loscritta
a lettere maiuscole e firmata "Brigata anarchica Ravachol". Detta lettera era
intestata "Azione sabotatrice contro la Rinascente". Gl i ordigni erano com-
posti da una carica di circa un chilogrammo di una materia granulosa bianca
costituente una miscela di ni trato di potassio (64%) e di saccarosio (36%),
da una bottiglia contenente liquido infiammabile (benzina nel primo ordigno
e trielina nel secondo ordigno), da un congegno a orologeria collegato ad una
pila e terminante in una resistenza immersa nella materia esplodente avente
la funzione di farla esplodere con l'incandescenza della resistenza stessa ».
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