

di fronte all'arco di forze che si è espresso (rivoluzionarie, progressiste, demo-
cratiche, moderate) i l blocco del l 'agibi l ità pol i t ica comincia a sfaldarsi.
Per giovedì 8 lugl io, subi to pr ima del la manifestazione, è r ichiesta a
Scienze l 'aula pe r tenere un'assemblea. Una risposta negativa quasi inevi-
tabilmente significherebbe lo scontro. Questa linea, giocata sul f i lo del rasoio,
solleva dissensi t ra le forze che aderiscono all ' iniziativa: i l Manifesto si t i ra
indietro al l 'ul t imo momento. Ma nel pr imo pomeriggio la facoltà d i Scienze
si apre, e l'assemblea può essere tenuta. Si convoca per l ' indomani un'al tra
assemblea, cittadina, a Scienze e si espongono i cartel l i di convocazione. Non
vengono tol t i , come pr ima, dal la polizia. Si respira finalmente ar ia d i « agi-
bi l i tà pol itica ». Più tardi la polizia provoca; perquisisce mol t i compagni che
confluiscono i n piazza Gobetti da cui par t i rà la manifestazione. Uno spiega-
mento massiccio d i forze con i lacrimogeni già i n canna circonda la piazza.
L'« agibilità pol i t ica » è resuscitata ma l'occupazione mi l i tare resta e vuo l
farsi sentire. Mentre in cinquecento quel l i del G.C., chiusi dentro ad Architet-
tura, « difendono » l a Facoltà i n attesa d i qualche evento terribi le, quattro-
mi la compagni e un arco esteso di gruppi e organizzazioni di massa sfilano tra
ali d i pol izia da Lambrate a l Politecnico per i l comizio uni tario. ( I l giorno
dopo, la manifestazione di « tutte le forze democratiche », indetta dal PCI i n
alternativa agl i « estremisti)) non raccoglierà p i ù d i duecento persone!).
L'andamento dei fat t i mostra con chiarezza le « due linee ». Nell'offensiva
di viale Tibaldi , come nel la difensiva a Ci t tà Studi , l e avanguardie r ivolu-
zionane hanno preso e recuperato l'iniziativa, si sono assunte i l compi to d i
indicare costantemente a l l e masse che è giusto avere f iducia ne l l a lot ta,
basarsi sul le propr ie forze e sul le contraddizioni de l nemico. Gl i opportu-
nisti, PCI e G.C., hanno all'opposto cercato con costanza d i f a r r i f l u i re i l
movimento, d i fare opera d i frazionismo, seminando la sfiducia nel la lot ta e
nella possibilità d i operare sulle contraddizioni che indeboliscono i l nemico.
Ma questi stessi fat t i hanno anche insegnato che la conduzione in proprio
di una lotta, un « basarsi sulle proprie forze » intesa come autarchia presun-
tuosa di « gruppo che ha la linea », è un'illusione fallimentare di chi propone
la propr ia uni lateral ità come l inea generale. Ne l 'offensiva d i viale Tibaldi ,
nè la difensiva d i Ci ttà Studi sarebbero riuscite a qualcosa d i politicamente
importante se i loro mot ivi , coinvolgendo le masse, non avessero portato le
avanguardie al la collaborazione. E ' questo, della responsabilità nei confront i
del movimento complessivo, i l terreno su cui verranno isolate le linee errate
ed emergerà, verificata nel le masse e nel la lotta, l a linea giusta.
Stefano Levi, del Collettivo Autonomo di Architettura
Luigi Manconi, d i Lot ta Continua
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