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generale: contrastare l a normalizzazione su . cui si tenta d i ricostruire un

equilibrio politico contro le lotte sociali. E'• una questione politica proponi-

bile a tutto i l movimento di classe. Su questa base comincia a ricomporsi

l'unità d i azione delle organizzazioni rivoluzionarie. La questione riguarda

tutti, e non si tratta più di solidarismo intorno alla vertenze di Scienze. Ma

al tempo stesso la repressione dell'« agibilità politica » a Scienze è una respon-

sabilità per tutto i l Movimento: è necessario che l a lotta a Scienze possa

ripartire in autunno, che non chiuda sulla sconfitta. Sarebbe un durissimo

colpo anche per i l polo d i lotta d i Città Studi. Le avanguardie lanciano

campagne di propaganda nelle fabbriche e nei quartieri sulla situazione gene-

rale e sul significato politico della lotta a Città Studi in questa fase: è neces-

sario che l'occupazione militare non produca assuefazione. Intanto lavorano

sulle contràddizioni che si sviluppano. I docenti democratici, una parte dei

ricercatori, del personale, rifiutano di lavorare sotto controllo militare. L'occu-

pazione non porta alla « normalità », e solleva contraddizione tra e dentro le

forze politiche istituzionali: c'è chi è per la « normalizzazione » dura e chi per

il negoziato. Queste contraddizioni sono un elemento di forza e devono essere

sfruttate fino in fondo dal Movimento. La stagione avanzata e la chiusura delle

scuole medie riduce la base di massa della mobilitazione.

Continua i l lavoro di propaganda, di « guerriglia », e si ripetono i cortei

interni a l Politecnico con l a parola d'ordine: niente deve funzionare sotto

l'occupazione militare.

I l primo Luglio un'assemblea d i studenti convocata davanti a Scienze

viene dispersa con violenza. I l Movimento non è in grado di rispondere imme-

diatamente, ma i l fatto accelera i tempi per una ricomposizione delle forze.

I l M.S. di Scienze e AO insieme al Collettivo di Architettura propongono

una manifestazione unitaria per l'8 luglio. Ma questa volta i motivi per una ma-

nifestazione hanno un carattere politico generale proponibile e comprensibile

a livello di massa e nelle fabbriche: un colpo al diritto di far politica, di orga-

nizzazione, di sciopero e di manifestazione, è una minaccia a tutto i l movi-

mento, non solo degli studenti, ma anche degli operai. Questa volta un arco

esteso di forze converge sulla proposta. La sinistra riprende quindi l'iniziativa

e porta nella sua scia altre forze a dover prendere posizione.

Duecento professori delle università milanesi si riuniscono in assemblea.

Denunciano l'oltranzismo delle Autorità Accademiche, decidono d i unirsi

alla lotta contro il blocco militare, di partecipare alla manifestazione indetta

per giovedì pomeriggio 8 luglio. I l PCI e i l G.C. sono trascinati dall'iniziativa

delle forze che dirigono la lotta. I l PCI ritenterà come per viale Tibaldi di

porre i l diversivo di una propria manifestazione per venerdì 9 luglio. I l G.C.

si barricherà nel la facoltà d i Architettura pe r « difenderla », durante l a

manifestazione della sinistra di classe.

La situazione è tesa all'estremo. Le forze che dirigono la lotta sanno che

è molto probabile uno scontro duro con la polizia e i baschi neri. La manife-

stazione stessa forza i l blocco militare, ne rompe la rigidità, è un affermarsi

nei fatti, in se stessa, dell'« agibilità politica ». Ma esse calcolano anche che

uno scontro duro non è politicamente agevole neppure per le forze politiche

e accademiche divise da molti contrasti. E appunto, successive verifiche (una

riunione convocata a Scienze, una conferenza stampa tenuta a Scienze, e

così via) mostrano che di fronte alla .possibilità di uno scontro scomodo e

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