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Questo rimescolarsi delle carte dentro la sinistra tradizionale, e la soli-

darietà e l'unità militante di tutta la sinistra di classe sono già una signifi-

cativa anticipazione d i quello schieramento, assolutamente eccezionale per

qualità ed estensione, che sarà la manifestazione del 12.

Intanto nella facoltà di Architettura le forze antirevisioniste, sostenute

dalla fase di mobilitazione generale, hanno di nuovo in mano l'iniziativa. I l

G.C. è trascinato. I l tentativo dei baroni che gravitano intorno al PCI d i

dissociarsi dal 'seminario sulla casa' viene isolato dagli studenti. I l preside

Pdrtoghesi, con altri docenti, conduce il seminario. La sua posizione in questo

momento è utile alla lotta in corso, e gli studenti lo appoggiano.

Per due giorni e due notti l'attività ad Architettura è intensissima: l a

comune delle famiglie proletarie; i l seminario nell'atrio con 'esponenti del

mondo della cultura'; le riunioni tra i gruppi; le assemblee degli studenti che

continuano la lotta.

L'esitazione della polizia per un nuovo sgombero dipende dal fatto che

la questione è grossa, comincia a preoccupare i l governo, vi sono contrasti

in un momento precario per gli equilibri politici. In previsione dello sgombero

le forze che dirigono la lotta decidono che questa volta la tattica giusta è non

opporre resistenza; i l disagio delle famiglie e la repressione sarebbero ancora

più duri, con conseguenze forse non controllabili.

Lo scontro ha già dato quanto poteva dare e la reazione a catena della

mobilitazione è già in corso; la campagna contro gli 'estremisti irresponsabili',

condotta da tutt i i giornali, da « La Notte » all'« Unità », non deve trovare

esche ma solo smentite attive nella pratica della linea di massa. Se il governo

voleva lo scontro era sabato 12 i l momento in cui sarebbe stato possibile

accettarlo: era ormai una questione di politica nazionale. Ma si prevedeva

che i partiti riformisti, in fase pre-elettorale, non avessero proprio nessun

interesse a fare un 'caso nazionale' di quella lotta sempre più chiara e sempre

più scomoda. La manifestazione non potrà essere vietata, e non sarà attaccata

dalla polizia.

Mercoledì 9, dopo due notti di falsi* allarmi e intimidazioni, alle cinque

del mattino la polizia circonda nuovamente Città Studi. E' una prova di forza,

il tentativo d i rifarsi dopo l a bruciante sconfitta della domenica sera. I l

'seminario' è•bruscamente interrotto, circa 250 studenti, una decina di profes-

sori, alcuni giornalisti, i l presìde d i facoltà vengono fermati e portati i n

questura; poche ore dopo gli stessi poliziotti sgomberano un'assemblea con-

vocata al Politecnico, arrestano due compagni e danno inizio a quel blocco

militare di Città Studi che durerà per oltre un Illese.

(Sgombero senza resistenza domenica mattina; resistenza attiva dome-

nica notte; sgombero senza resistenza mercoledì notte: sono tre scelte tatti-

camente conseguenti, che collocano al punto giusto l'uso della violenza. Non

come espediente apparentemente risolutivo, non come sfogo alla propria im-

potenza politica, non come scelta « di per sè rivoluzionaria »; ma come veri-

fica dei rapporti di forza su un terreno in cui la violenza proletaria organiz-

zata può dispiegarsi, come 'politica continuata con altri mezzi').

Le famiglie vengono forzatamente trasportate in cellulari al dormitorio

comunale, loro alloggio d'autorità; ma dopo alcune ore c'è 'un'evasione di

massa', contro cui nulla possono i camion di poliziotti attestati davanti al

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