

su tutto i l resto, sull'intero arco della conoscenza di classe, dalle barricate
alla lotta antimperialista, dalla dittaturamdel proletariato al partito, ma tutto
questo senza la sua base materiale, la vita collettiva di decine d i famiglie
appunto, sarebbe restato lettera morta e puro idealismo.
Nessuno ha mai pensato che fosse possibile « il socialismo in un apparta-
mento solo », ma ancor meno nessuno può permettersi di illudersi che « tutta
la contraddizione » si risolva miracolosamente con l'abolizione dei rapporti
di proprietà.
i
E' collocandosi consapevolmente dentro questa prospettiva che sono state
realizzate le diverse iniziative 'sociali' dell'occupazione: l'ambulatorio rosso
con i medici che insegnavano ai proletari come è possibile curarsi collettiva-
mente e in maniera autogestita, e come è possibile prevenire le malattie; e a
partire da questo come diventi concreta l'ipotesi di una lotta per l a salute
che investa la società capitalistica nel suo insieme come organizzazione della
nocività e della morte; l'asilo autogestito in cui si verifica la possibilità di
un'educazione che consenta lo sviluppo, la crescita, i l gioco, la conoscenza,
che superi i l rapporto privatistico coi figli e contribuisca a fare delle donne
e dei bambini protagonisti insostituibili della lot ta d i massa; i l servizio
d'ordine con tutti gli uomini occupanti presenti al suo interno, cessa di essere
un settore specializzato, palestra per gli studenti « più energumeni », e diventa
struttura essenziale dell'organizzazione politica, organismo di direzione della
forza proletaria e luogo di dibattito sui problemi della illegalità, della clande-
stinità, della violenza, momento essenziale dell'educazione dei proletari su
un terreno determinante per la crescita del processo rivoluzionario.
E' stata questa articolazione dell'attività collettiva che ha consentito a
una settantina di famiglie di sconfiggere l'isolamento e l'egoismo, la repres-
sione statale e le lusinghe riformiste, di conquistare la vittoria e di diventare
oggi nella gran parte militanti politici rivoluzionari. Non ci si nasconde che
questa prospettiva può comportare anche dei rischi, ma l'assistenzialismo
o i l porre sullo stesso livello l'asilo rosso e la manifestazione di massa, sono
errori politici che possono essere sventati solo attraverso l'attenzione a due
criteri fondamentali: primo, la capacità di subordinare le iniziative « cultu-
rali » e «sociali » alle iniziative di lotta, di scontro politico, di mobilitazione
di massa e d i organizzazione; secondo, l'urgenza d i riferire costantemente
l'iniziativa « culturale » e « sociale)) al punto di vista operaio e alla centralità
dell'autonomia proletaria maturata e organizzata in fabbrica. Quanto detto
naturalmente non può escludere che si verifichino in questo campo deviazioni
ed equivoci; l a « novità » d i questa problematica sembra anzi comportarli
inevitabilmente; un rischio ben concreto e tangibile è ad esempio' quello di
considerare, con un atteggiamento che è ingenuo e mistificato a un tempo,
che l'alternativa ( i rapporti sociali comunisti) sia una realtà già conquistata
o almeno realizzabile nei tempi brevi, sia un obiettivo già praticabile nel
momento stesso in cui viene proposto, un terreno da cui le idee borghesi
vengono spazzate via col solo crescere della lotta, col semplice sviluppo pro-
gressivo della vita collettiva. I n tale ipotesi i l volontarismo si accoppia inevi-
tabilmente al rischio del riformismo esistenziale, e la «società alternativa »
può sembrare un fenomeno miracolistico destinato ai pochi fortunati che,
grazie a felici coincidenze, sono i n grado di accoglierlo; questo inesorabil-
mente porta i populisti a cadere nel vizio opposto del « comunismo per pochi
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