

fuggiva t ra le bancarelle della fiera e che per evitare i l confronto con i prole-
tari, si faceva sostituire sul palco da un corpo di bal lo tirolese.
I giorni successivi c'è l'occupazione del municipio e i l sequestro e processo
di un burocrate del comune. Sono due dimostrazioni di maturi tà pol itica viste
dai protagonisti non come sfogo incontrol lato, bensì come proget to lucido
e programmato, come volontà di esprimere e far valere i l peso della propr ia
forza e del la propr ia determinazione. Intanto, i ntorno all'occupazione cre-
sceva una f i tta rete di iniziative politiche e d i solidarietà mi l i tante che batte-
vano tut t i i tentativi d i divisione che padroni e r i formist i conducevano senza
posa; dent ro mol te fabbriche s i sviluppava u n dibat t i to at torno a precise
discriminanti che attraversavano e percorrevano anche l a base de i pa r t i t i
tradizionali, PCI e PSI , e creavano tensioni dent ro le organizzazioni sinda-
cali e i consigli d i fabbrica. Tut to questo doveva registrare un'accelerazione
notevole col successivo radicalizzarsi della situazione, anche se carenze orga-
nizzative avrebbero imp-edito d i sol lecitare e raccogliere e anche solo d i
registrare compiutamente tut te l e iniziat ive spontanee o programmate pro-
dotte al l ' interno del la situazione d i classe dall'occupazione d i viale Tibaldi ,
non solo a Milano, ma anche e forse soprattutto i n mol te al tre ci t tà d' I tal ia
e nel sud. Tuttavia, dopo la pr ima settimana, l'occupazione d i viale Tibaldi
era ancora u n episodio, una l ot ta settoriale ben condotta, che tentava d i
uscire dal la propr ia particolarità.
Domenica 6 giugno, al le 5 del mat t ino, sgombero del lo stabi le d i viale
Tibaldi. Ci rca 2000 pol iziot t i i n assetto d i guerra, guidat i da i vicequestori
Soldano e Vi t tor ia, circondano t u t t a l a zona; l'assemblea degl i occupant i
decide che i rapport i d i forza, totalmente a favore della polizia, non consen-
tono la difesa violenta della casa e stabilisce la resistenza passiva e l'abban-
dono del lo stabile.
(Fa freddo e piove; t ra controlli, ispezioni, richieste di documenti, lungag-
gini burocratiche, un bambino d i sette mesi, Massimiliano Ferret t i , r imane
tre quart i d'ora sotto la pioggia; soffre d i un vizio cardiaco, contratto per le
miserabili condizioni in cui è vissuto dalla nascita. Per lui l'occupazione signi-
ficava l 'unica possibilità di ottenere una casa e sopravvivere; l o sgombero ha
significato l a sua morte. Viene ricoverato i n ospedale con 38 e 6 d i febbre,
e dopo alcune ore muore. E ' l ' inizio d i una squallida operazione d i r icat t i e
speculazioni contro la famiglia Ferretti da parte di preti, pol iziotti e democri-
stiani, che si ri torcerà inf ine contro i suoi autori).
I capifamigl ia vengono por tat i i n questura con un cel lulare per ordine
del Procuratore della Repubblica De Peppo; le donne e i bambini si r i f iutano
di salire s igl i automezzi della polizia e, caricati su alcuni pul lman dell'azienda
tranviaria, si oppongono al tentativo d i ricovero i n due ospizi, e di rot tano i
mezzi al la sede del Manifesto, provvisorio luogo d i r i t rovo. Viene respinto
in tal modo i l ricatto della polizia I(— o andate negli ospizi o i vostri mar i t i
rimangono in questura —) e dopo. alcune ore i capifamiglia vengono rilasciati
e t u t t e l e famigl ie a l completo sono nuovamente r iuni te. L a Valutazione,
emersa i n assemblea, del la necessità per l a prosecuzione del la l ot ta d i un
retroterra di massa che ne consenta i l consolidamento e l'estensione, e di una
base pol itica e materiale che le r idia spazio, f iato e sicurezza, ha come conse-
guenza coerente la proposta d i occupare la facoltà d i architettura, centro d i
una lotta di massa degli studenti con contenuti anticapitalistici e antiriformisti.
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