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infatti l'iniziativa riformista del la magistratura non premia u n compro-

messo delle forze rivoluzionarie, una loro debolezza, ma è a l contrario

espressione d i un cedimento •da parte della magistratura stessa davanti a l

pieno identificarsi delle famiglie proletarie con queste forze, e davanti alla

consistenza e all'ampiezza dello schieramento di classe che attorno a questa

lotta si è raccolto. ( La sentenza per i fatt i d i via Mac Mahon si sarebbe

rivelata inoltre una garanzia e un incentivo notevole nel corso della succes-

siva occupazione di viale Tibaldi). D'altra parte dentro lo sviluppo d i una

lotta « nuova » come quella per la casa, che non ha alle spalle nè esperienze

istruttive, nè tradizioni di cui valersi, nè modelli di comportamento, nè spazi

di agibilità, l a possibilità di utilizzare strumenti e garanzie che l a borghe-

sia è costretta a cedere deve essere considerata come un passo in avanti tutto

positivo.

3 - E ' con questi precedenti che si arriva i l 10 giugno all'occupazione

dello stabile d i viale Tibaldi. L'occupazione era i l risultato dell'intervento

politico fatto dal nucleo quartieri di Lotta Continua nei ghetti operai e nei

centri sfrattati d i Crescenzago, Novate, Rozzano, Cinisello, Figino, Quinto

Romano, Baggio e Cormano. La continuità di questo intervento si sarebbe

rivelata determinante dentro lo sviluppo successivo della lotta, per la capa-

cità di alcune delle famiglie (quelle con cui esisteva un rapporto politico

duraturo) di funzionare come reale avanguardia interna, con doti di organiz-

zazione e direzione politica tali da sintetizzare ed esaltare la solidarietà, la

resistenza, la determinazione di tutte le altre, e di gestire una conduzione sui

tempi lunghi dello scontro. E ' stata questa consapevolezza politica che ha

permesso a 36 famiglie di rimanere compatte, superando prove materiali e

psichiche di una durezza incredibile, legando a sè nel corso della lotta un'altra

quarantina di famiglie, temprandosi nello scontro come nuclei politici attivi

anche ol tre i l raggiungimento vittorioso \ del proprio obiettivo. I l lavoro

politico precedente quindi, come elemento insostituibile per superare la gene-

rica disponibilità alla lotta e per tradurla in coscienza comunista, per costruire

un omogeneità di classe che permanga oltre i l momento conflittuale e non

si esaurisca in esso, per fare emergere una dirigenza interna riconosciuta e

stabile con compiti e responsabilità definiti. E parallelamente a questo, i l

problema enorme dell'affermazione di una direzione operaia; t ra le famiglie

occupanti quelle con capofamiglia operaio di fabbrica erano la maggioranza;

e già questo è stato un elemento• essenziale per la chiarezza della lotta, della

sua gestione, del suo retroterra sociale, del suo allargamento.

Da una parte questo carattere operaio della lotta ha fatto rapidamente

giustizia della diffamazione revisionista sui « sottoproletari meridionali esa-

sperati »; ( e sarebbe finalmente necessario, tra l'altro, riaffrontare, oggi che

i termini del problema si sono notevolmente ridefiniti e arricchiti anche per

il contributo delle recenti lotte sociali, la tematica del rapporto proletariato-

sottoproletariato; una tematica che i l marxismo moderno ha sempre trattato

•in chiave convenzionale, subalterna e difensiva); e d'altra parte questo carat-

tere operaio ha dato una dimensione limpidamente classista a tutta la mobi-

litazione e per il riferimento costante alla fabbrica e all'iniziativa politica di

lotta e di organizzazione dentro di essa, e per il rimando continuo alla classe

operaia come alleato primo ed essenziale. Direzione operaia dell'occupazione

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