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zione ». Bisogna ricominciare daccapo, a rompere l a crosta del perbenismo

moderato. I l Collettivo Autecomo comincia a organizzare i comitati di base

studenteschi in alcune « ricerche » per articolare la lotta (ciò è reso difficile

per i l blocco della didattica e l'assenteismo degli studenti) e svolge un'inda-

gine sulla composizione sociale degli studenti di Architettura.

Le due linee

Tradizionalmente, la facoltà di Architettura era frequentata da studenti

della media e alta borghesia. Tuttavia, l'ondata di nuova scolarizzazione ha

investito in modo massiccio anche questa facoltà. Agli studenti che lavorano

si aggiungono i lavoratori che vogliono studiare. E' una tendenza generale di

tutto i l sistema di istruzione. Si manifesta da parte di un gruppo di lavo-

ratori-studenti (per lo più geometri) una pressione per l'istituzione di corsi

serali. Questa proposta è portata avanti da un cartello di baroni progressisti,

architetti e urbanisti, gravitanti intorno al PCI, e dal Collettivo M.S. (gruppo

Capanna) in nome del diritto alla cultura per le vaste masse popolari.

La questione è complessa, e investe problemi teorici generali. I l M.S.

(gruppo Capanna) ritiene che la scolarizzazione e la diffusione della cultura

sia un fatto per se stesso anticapitalistico. Esso afferma che i l capitale

distrugge le forze produttive e che quindi ogni sviluppo delle forze produttive

è per ciò stesso anticapitalista. Avendo liquidato la dialettica materialistica

questi neorevisionisti non vedono la contraddizione che è

all'interno

delle cose,

ma essenzialmente la contraddizione esterna, tra un fatto e un altro fatto. Essi

credono che l a scolarizzazione sia un fat to sostanzialmente univoco: s i a

dovuta alla sete di sapere e di emancipazione delle masse. E questo è un

aspetto senz'altro vero. Ma l'altro aspetto che essi, se pure lo vedono, non

sanno associare dialetticamente a l primo, è che l a spinta al la scolarizza-

zione è originata per altro verso dallo stesso mercato capitalistico del lavoro,

dalla concorrenza trà le forze del lavoro, e che perciò questa stessa spinta

si ammanta dell'ideologia meritocratica, della « promozione sociale » piuttosto

che « dell'emancipazione sociale », dell'appropriazione individuale del sapere

sociale piuttosto che dello sviluppo della

conoscenza

come elemento della

coscienza d i classe. Essi finiscono per opporre a t a l punto l a struttura

alla sovrastruttura da pensare che l'ideologia si combatte solo con l'ideo-

logia, che l a contraddizione principale nella scuola è t r a « ideologia bor-

ghese » e « ideologia proletaria » e che a colpi d i « ideologia proletaria »

si possa separare i l valore d'uso « politico » della conoscenza, dal suo valore

di scambio come forza produttiva. (Salvo poi non rendersi materialistica-

mente conto di come « l'elevato valore d'uso » del loro privilegio culturale si

scambia con un destino ben retribuito nell'industria culturale, o nell'università

o nella pubblica amministrazione).

Qual'è la natura ideologica di questa opposizione idealistica tra valore

d'uso e valore di scambio della conoscenza? « I l ricordo dei contenuti emanci-

pativi delle rivoluzioni borghesi [vedi nostalgia dell'illuminismo tra gli archi-

tetti revisionisti] e del giusto scambio e i l compianto per la loro perdita

entrambi momenti centrali nella formazione del movimento studentesco del

'68 — hanno provocato proprio t ra gl i intellettuali operanti nelle scienze

umanistiche

una paura regressiva di fronte alla spoliazione tecnologica del

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