

abbastanza presto e in modo sufficientemente massiccio per dare un anpoggio
alla lotta delle nresse e delle ausiliarie. Le officine meccaniche hanno tentato
delle fermate, i l sindacato è riuscito a spegnerle.
Così di fatto si è arrivati, con grossi contrasti tra gli operai, alla conclu-
sione, alle ausiliarie, sul tema di certi aumenti abbastanza irrisori nell'insieme
ma con un aspetto interessante in quanto c'era un aumento base differenziato
per categorie, anche se all'interno delle categorie gli aumenti erano distri-
buiti in modo da compensare le differenze salariali create dal padrone attra-
verso gli aumenti di merito: chi aveva un sunerminimn Difi alto aveva un
aumento più basso e chi aveva un sunerminimo più basso aveva l'aumento
più alto. La conclusione alle ausiliarie è stata sostanzialmente su ouesto non-
chè su certi passaggi di categoria. Alle presse la vertenza è stata conclusa in
modo veramente irrisorio con nove lire di aumento sul cottimo e con l'otte-
nimento del turno notturno ogni cinaue settimane an7ichè ogni tre, noi credo
con sette lire di aumento sulla nafta base. Ouesto noi il sindacato l'ha propa-
gandato con un volantino ridicolo in cui a auesti soldi aggiungeva le ventun
lire della mensa. dicendo: gl i operai delle presse hanno ottenuto 36 lire!
Ouesta dichiarazione è stata subito abbondantemente snuttana *n dagli one-
rai. in ambedue i casi, la derisione è stata Ded avallata da assemblee oneraie
in una situazione d i estremo disorientamento e anche d i una certa stan-
chezza, con maggioranze estremamente precarie. Però di fatto questo è servito
a fermare la lotta in queste situazioni e, ovviamente, a maggior ragione dove
la lotta era ddl tutto snontanea. Lo stesso è avvenuto per i carrellisti. Ouesto
avrebbe dovuto, nell'oninione del sindacato, far ristabilire una certa normalità
Produttiva, quindi evitare che la Fiat si irrigidisse e ponesse grossi nroblemi
di decisione politica generale, in modo da poter poi tranauillamente ripartire
con altre vertenze. Di queste, cucila che interessava di più sul piano di prin-
cipio i l sindacato era quella delle linee nerchè si trattava di far passare i l
principio di un delegato di linea con certi poteri consultivi, e di anrire ver-
tenze, e di conoscenza di una serie di aspetti del processo produttivo — prin-
cipio che avrebbe potuto poi essere generalizzato nel resto della Fiat e -noi al
di fuori della Fiat. Di fatto però le linee sono nartite prima che i l sindacato
lo volesse, cioè sono partite due giovedì fa. a fine maggio: giovedì pomeriggio,
venerdì e sabato ci sono state una serie di fermate. di fermento interno alle
linee che ha costretto il sindacato a intervenire i l lunedì dichiarando un suo
sciopero ufficiale di due ore. Ouindi questo era già un primo elemento che,
dopo che il sindacato era riuscito a controllare presse, ausiliarie e carrellisti,
cominciava a sfuggirgli di mano.
L'intervento del sindacato su questo è stato abbastanza tempestivo, aiu-
tato in ciò proprio dal fatto che essendoci stata poca produzione, la situa-
zione non era così esplosiva sul piano immediato, e con le due ore di scio-
pero dichiarate burocraticamente per tutte le linee, sia quelle che avevano
produzione sia quelle che non l'avevano, e dall'esterno, quindi in certe deter-
minate ore, infischiandosene se poi erano le ore in cui la produzione c'era o
no — e su rivendicazioni come quella del delegato di linea che non era molto
sentita dagli operai (che da un lato sentivano di più le rivendicazioni econo-
miche, cioè « più soldi », e dall'altro sul problema dei tempi non si acconten-
tavano del delegato di linea) — il sindacato è riuscito abbastanza a riportare
la situazione sotto controllo, e i due giorni di scioperi di due ore proclamati