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FGCI facessero un discorso che era parzialmente diverso e più «a sinistra »

di quel lo del sindacato. Però questo t i po d i rapporto s i pone con estrema

difficoltà anche per i l PCI, per cui l'« Unità », dopo avere per un po' seguito

la tecnica del silenzio, ha cercato d i dare un maggior ri l ievo al le lot te Fiat

ma rivelando un'estrema incertezza di linea: cioè i l PCI

non

può ufficialmente

sfruttare f ino i n fondo questi margini d i tattica più a sinistra del sindacato.

Quale rilevanza ha avuto, ha, e può avere l ' intervento del M. S. e dei gruppi

esterni?

Per quanto riguarda l ' intervento nostro, dopo una fase i n cui , con l a

fine dell'esperienza del la Lega operai-studenti non c'era p i ù nessuna forma

di attività, questa è ripresa avendo le sue radici nella lot ta di medicina. Già

un mese circa pr ima dell'inizio di quest'ondata di lotte al la Fiat, c'erano dei

nuclei prevalentemente di studenti di medicina, alcuni studenti di ingegneria,

di magistero, e di sociologia iscri tt i a Trento, che facevano un lavoro regolare

davanti a certe porte di Mirafiori, soprattutto quelle delle linee di montaggio,

alla 1 e alla 2. Evidentemente, allora, non tanto con prospettive di intervento

immediato nel la lotta, ma con prospettive d i inchiesta pol i t ica d i fabbrica,

legata però anche a temi d i lot ta r i fer i t i a i rispett ivi ruol i professionali: i l

problema dei tecnici, i l problema del la salute i n fabbr ica e così v i a — e

con l 'obiettivo di creare dei nuclei pol i t ici mist i d i studenti, operai e tecnici.

Questo è stato di fat to mol to ut i le perchè ha permesso una serie

di

con-

tatti, una certa conoscenza della situazione già in anticipo e anche di instau-

rare un rapporto p i ù corretto con g l i operai, almeno i n queste situazioni;

in quanto gl i operai hanno avuto nettamente l'impressione che non appena

cominciano le lotte, da ogni parte di Tor ino e del mondo arriva gente a vedere

cosa succede. (C'era un operaio che diceva: « Adesso arriveranno t u t t i qu i

a vedersi i l l oro piccolo pezzetto d i rivoluzione ». Spesso s i è ar r ivat i a l

parossismo: i n cer t i moment i d i punta del la lot ta, davant i al le porte, uno

arrivava pr ima dell'uscita e aveva l'impressione che g l i operai stessero già

uscendo, perchè vedeva 100-120 persone, che erano invece tut t i studenti, intel-

lettuali, burocrati o venditori ambulanti d i ogni genere di merce e così via).

Invece, per lo meno alle linee, questo lavoro è iniziato i n ant icipo e con l o

stesso t ipo di regolarità che si ha adesso durante la lotta, cioè andando ogni

giorno, per lo meno al cambio turno, ma a volte anche i n al t re ore, i n un

numero sufficiente di persone (cinque o sei per porta) e quindi cominciando

effettivamente a stabilire un rapporto regolare. Questa è un po' la premessa

organizzativa d i quanto è avvenuto poi .

Oltre a questo t ipo di contatti stabi l ito da questo nucleo del movimento

studentesco, esistevano al t r i contatti da parte del gruppo torinese di « Potere

Operaio)> (che ha poco a che fare con gruppi dello stesso nome di altre città),

non tanto concentrati su singole officine ma con mi l i tant i singoli in vari punti

dello stabilimento. Nel momento i n cui esplodono le lotte, si estende l 'arco

di forze che intervengono e ovviamente si estendono le situazioni su cui si

interviene. Si no ad al lora, eravamo intervenut i non so l o sul le l inee, ma

anche — sia pure i n modo meno massiccio — sul le off icine meccaniche.

Rispetto allo sciopero delle ausiliarie non si hanno contatti particolari, invece

nel momento i n cui scoppia l o sciopero al le presse, anche perché avevamo

alcuni agganci, l ' intervento si sposta anche i n direzione d i quella situazione.

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