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que probabile che la Fiat stia esaminando se in questo momento cert i segni

di ri f lusso delle lot te permettono d i mantenere la situazione sotto control lo

senza scegliere del le grosse soluzioni che rappresentino una grossa novi tà

politica, al t r iment i può darsi che r i tent i ancora con i sindacati l 'accordo

d'acconto, magari sotto forma più soddisfacente, non aziendale, come accor-

do per i l settore dell'auto, coinvolgendo anche al tre aziende. Questo è abba-

stanza di ff ici le da prevedere, i n questo momento.

Dal punto di vista sindacale, i problemi sono abbastanza gl i stessi, i l sinda-

cato ha cioè contr ibui to a suscitare un meccanismo che g l i è sfuggito del

tutto di mano e adesso le lotte avvengono anche dove lui non vuole; e anche

dove avvengono su sua spinta, su sua decisione, in realtà contribuiscono ben

poco a rafforzar lo organizzativamente e nel la sua presa sugl i operai, anzi

spesso esse segnano un distacco, una lacerazione anche più profonda. Quello

a cui però i l sindacato punta i n parte con successo — bisogna vedere però

i l significato profondo di queste cose — è a mettere in piedi alcune istituzioni

nella fabbrica; ed esso spera che d i fatto, i n una situazione d i riflusso del la

lotta, queste s i mostr ino agl i operai come l 'unico strumento esistente che

loro possono utilizzare; e quindi che i l sindacato passi attraverso un momen-

to d i lot ta acuta che segna i l suo massimo d i lacerazione con la classe ope-

raia, ma d i cui s i serve per mettere i n piedi queste istituzioni.

Ma qui già si manifestano alcune contraddizioni ul teriori , nel senso che

i l modo i n cui l a Fiat ha risposto sul problema del delegato d i l inea è un

modo particolarmente sputtanante per i l sindacato. Su l piano d i fondo, d i

sostanza, ciò che la Fiat concede non è mol to diverso da ciò che i sindacati

chiedono. I sindacati chiedevano i n sostanza dei rappresentanti operai che

avessero pieni d i r i t t i sul piano dell'informazione e quindi anche sul piano

del tempo necessario per ottenerla, ma d i fat to non avessero nessun potere

sul piano del la decisione, e anzi servissero a mediare l a possibile risposta

operaia a i tagl i dei tempi , ecc. facendola passare a un l ivel lo d i contratta-

zione burocratica. Questo è quello che d i fat to era contenuto nelle richieste

dei sindacati ed è quel lo che c'è nel la risposta Fiat. Ma l a risposta Fiat è

fatta in modo tale da togliere ogni ambiguità a questa situazione; nella richie-

sta operaia ogni squadra eleggeva i l suo delegato al l ' interno del la fabbrica

e doveva esserci un delegato ogni 70 operai, inol t re con un vago accenno

alla possibilità di sua revocabilità. C'era una facciata di democrazia operaia,

alimentata soprattutto dal PSIUP che diceva: delegati così, che nel mecca-

nismo sindacale d i contrattazione non c i interessano, sono però d i fat to, o

possono essere, i rappresentanti degl i operai, bisogna che siano i migl ior i

operai, bisogna che siano revocabili e così via. Questa tangibi le ambiguità

faceva sì — come si vedeva anche in mol t i mi l i tant i bravi in fabbrica — che

ci fosse da parte d i alcuni una certa fiducia, una certa illusione nel la possi-

bi l ità d i un uso operaio d i questa struttura. Così come la Fiat lo concede, è

chiaro invece che quest'uso operaio non è possibile. Nel senso che l a Fiat

concede un comi tato d i quat t ro persone, che sono po i quat t ro membr i d i

C.I., uno per sindacato, e questo per t u t t o l'insieme del le linee, e con un

distacco sindacale completo: cioè hanno pieno tempo retr ibui to dall'azienda

per fare questo lavoro. Quindi, t ra l 'altro, non lavorano più i n linea, ma se

ne stanno comodamente fuori . E questo è l'organismo centrale a cui vengono

forni t i t u t t i i dat i che i l sindacato prevedeva dovessero venir forni t i ai dele-