

lotte. Non dimentichiamo che, se quest'ondata d i lot te d i fat to è stata ed è
dominata dal l ' iniziativa operaia, c i ò non togl ie che essa s i a formalmente
partita da dichiarazioni d i sciopero del sindacato; queste lotte corrispondono
cioè a un piano di vertenze e d i lot te che i l sindacato originariamente aveva
e che viene adesso scavalcato dalla realtà operaia. Questo piano ripart iva dal
cammino lasciato a metà per le contraddizioni pol i t iche del sindacato con
la lot ta della primavera scorsa e cercava d i riacquistare, anzi acquistare per
la prima volta peso organizzativo e potere in fabbrica attraverso una serie di
vertenze su temi parziali, però su temi abbastanza important i sul piano eco-
nomico e normativo, e con una serie d i scioperi al l ' interno che giustamente
si pensava che avrebbero potuto incidere notevolmente sulla produzione Fiat
e avrebbero quindi potuto portare a una rapida trattat iva e conclusione su
questi temi . I temi erano temi tipicamente da « contrattazione integrativa »,
come l a regolamentazione de i passaggi d i categoria, i l riconoscimento
d i
delegati d i l inea con poteri i n realtà soltanto consultivi riguardo ai tempi e
agli organici d i lavoro. Queste erano l e due rivendicazioni p i ù tipiche, as-
sieme a certe regolamentazioni d i turni di lavoro, e cioè a temi che a l ivel lo
di contratto nazionale non potevano essere affrontat i che i n modo generico.
Alla F i a t l i s i voleva aff rontare subi to pe r var ie ragioni : p r imo , perchè
i l momento era stagionalmente favorevole per ottenere rapidamente alcune
cose; secondo, perchè questi temi potevano essere trat tat i solo a livello azien-
dale e i n termini sufficientemente precisi; terzo, però, perchè l 'ottenimento
di queste cose al la Fi at avrebbe dato già un indirizzo anche a l contrat to
nazionale, avrebbe permesso d i accogliere nel lo stesso contratto nazionale a
livello d i d i r i t t i generici quanto era stato conquistato al la Fiat e quanto si
stava conquistando, del resto, i n varie al tre fabbriche.
Insomma s i trattava d i un piano apparentemente abbastanza razionale
del sindacato, che sperava quindi d i svolgere t ra maggio, giugno e eventual-
mente lugl io una serie d i vertenze con momenti di lot ta abbastanza control-
lati che avrebbero potenzialmente potuto mol to incidere nella realtà produt-
tiva Fi at ma che s i sperava avrebbero portato rapidamente su ogni punto
a una trattat iva e ad alcune concessioni important i . Disposto anche, purchè
queste cose fossero controllate e circoscritte ad un'area l imitata, a condurre
anche lot te abbastanza dure, cioè con uno stile più duro del precedente pro-
prio perchè era decisivo per i l sindacato ottenere cert i d i r i t t i — d i r i t t i che
sul piano pol i t ico la direzione Fiat era già ben pronta a concedere, ma che
poi sul piano pratico (anche per le resistenze dei var i l ivel l i più bassi della
direzione che poi devono fare i cont i quotidianamente con queste cose) non
erano di r i t t i così scontati in partenza, per cui si sapeva che una certa dialet-
tica t ra sindacato e direzione avrebbe dovuto esserci. Di fatto, già nel modo
in cui le lotte sono partite si è visto che i l sindacato veniva scavalcato. Infat t i
le lot te sono part i te non a caso — come andava bene anche formalmente
per i l piano sindacale — dalle officine ausiliarie, cioè da officine d i manodo-
pera relat ivamente specializzata, prevalentemente piemontese, abbastanza
sindacalizzata, che s i muoveva su problemi d i qualifiche.
Però anche l ì sono partite non nel modo che i l sindacato aveva previsto,
bensì direttamente su un piano politico. Nel giorno del lo sciopero d i Bat t i -
paglia c'è stata infat t i un'assemblea interna i n cu i un operaio ha parlato;
quest'operaio è stato spostato. Non mo l t o tempo dopo c ' è stata un'al t ra