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assemblea organizzata spontaneamente dagl i operai i n cu i s i è chiesto che

l'operaio fosse rimesso a l suo posto d i lavoro, al tr iment i l oro s i sarebbero

messi i n sciopero. E la Fiat ha dovuto cedere e l'operaio è r i tornato al suo

posto. Questa la situazione d i fermento che si è creata nell'officina su cui i l

sindacato ha inser i to la sua dichiarazione d i sciopero. Queste l e premesse.

Prima di passare ad un esame dell'intervento politico attuato e in fase di

attuazione, occorrerebbe forse fare rapidamente una cronaca vera e propr ia

delle lotte, settimana per settimana.

I pr imi ad entrare i n sciopero sono stati dunque gl i operai delle officine

ausiliarie, che costituiscono un complesso mol to grosso d i officine: 6 o 8.000

operai addet t i a costruzione-manutenzione stampi, manutenzione macchine,

manutenzione impiant i , eccetera. Quando l o sciopero non era iniziato da

molto, sono entrate in sciopero, anche qui per dichiarazione del sindacato, le

grandi presse. Qui c'è stato un pr imo fatto nuovo, perchè insieme alle grandi

presse sono entrate i n sciopero l e piccole e medie presse e, credo, dopo

un certo tempo, anche l 'off icina 13, cioè l a lastroferratura, che è una lavo-

razione legata, immediatamente successiva, a l l e lavorazioni d i stampaggio

lamiere. Queste sono entrate i n sciopero per conto loro, senza che i l sinda-

cato dichiarasse l o sciopero, apparentemente senza neanche formulare del le

rivendicazioni. I n real tà è mol to probabi le che rivendicazioni ne avessero

formulate, ma che nessuno dei canal i tradizional i sindacali abbia accettato

di farsene portavoce. E quindi l o sciopero del le presse s i è accompagnato

per buona parte del la sua durata con questi scioperi d i off icine vicine del

tutto isolate e staccate dai sindacati, e t r a l 'al t ro con pochi agganci anche

da parte nostra con queste situazioni.

Questo t i po d i scioperi nel le lavorazioni inizial i ha praticamente bloc-

cato l 'att ivi tà terminale della Fiat, cioè quella delle linee di montaggio, anche

perchè a questi si aggiungeva l o sciopero dei carrel l isti, cioè d i una catego-

ria abbastanza l imi tata ma di importanza decisiva per i collegamenti interni.

Gli scioperi, nella maggior parte dei casi, erano scioperi non d i otto ore per

turno, ma scioperi art icolat i al l ' interno: i n generale i l sindacato tendeva a

dichiarare due ore di sciopero e gl i operai tendevano a farne di più, a farne

quattro o i n cert i casi addiri ttura otto, a l imi tare la produzione nelle ore d i

lavoro, e insomma a estendere la durata e l'intensità del casino. Più regolare

è stato l'andamento alle ausiliarie dove, grosso modo, i calendari di sciopero

del sindacato venivano rispettat i . Tu t t o questo ha i n buona par te paraliz-

zato l 'att ivi tà produttiva delle linee di montaggio, producendo una situazione

abbastanza curiosa, cioè d i grosso fermento pol i t ico, però, ovviamente, d i

immobilità sul piano della lotta, perchè era abbastanza difficile vedere come

uno avrebbe potuto fare una lotta al l ' interno in una situazione di carenza di

produzione. E anche perchè se la tensione politica cresceva, soprattutto nelle

avanguardie, l'incazzatura immediata non era molto forte, perchè per la prima

volta l i s i faceva una v i ta abbastanza comoda. I l piano del sindacato era

chiaramente d i chiudere le vertenze delle ausiliarie e delle presse pr ima d i

aprire la lotta alle linee o alle officine meccaniche, altra situazione nella quale

la tensione -era abbastanza forte. Questo d i fat to i l sindacato è r iusci to a

farlo, malgrado difficoltà e opposizioni, cioè è riusci to a impedire che nuovi

settori del la Fiat , e i n particolare del la Fiat Mi raf ior i , entrassero i n l ot ta

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