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gati di linea. Attorno a questo organo ci sono 48 persone che non sono chia-

mate delegati di linea, ma sono chiamati « esperti », scelti uno ogni 250 ope-

rai. Essi devono venir nominati dai sindacati, che dopo potranno consultare

gli operai. Cioè si vuole sancire che non è d i rappresentanza operaia che

si tratta, ma di funzione •di esperti e di consulenti, i quali potranno essere

chiamati in causa dal comitato di linea ogni qual volta ci sono problemi che

riguardano i l settore dove questi operai lavorano. I n questo caso la dire-

zione concederà loro permessi retribuiti per i l tempo necessario ad avere

certi dati, prendere certi contatti e partecipare a certe riunioni.

E' dunque chiaro che oltre, appunto, a essere un meccanismo di solo

potere consultivo, esso è però un meccanismo fortemente centralizzato,

fortemente controllato dai sindacati, senza nessuna possibilità neanche for-

male di controllo da parte della classe operaia. Oltre tutto, è abbastanza diffi-

cile capire perchè l a Fiat ha fatto così, perché, nella linea dell'incontro

politico con i sindacati, così facendo la Fiat non fa loro un buon servizio.

La spiegazione più plausibile è che ci siano all'interno della Fiat resistenze

abbastanza forti, soprattutto ai livelli medio-bassi, a una piena concessione

del delegato di linea, perchè anche se sul piano politico d i fondo esso è

utile alla Fiat, sul piano immediato, per i l singolo caposquadra, può essere

invece abbastanza scomodo. Se i sindacati si fossero mostrati forti, abili e

capaci di controllare la lotta operaia, i vantaggi politici di queste concessioni

sarebbero stati talmente evidenti che avrebbero messo gli alti livelli della

direzione Fiat nella condizione di poter imporre nella forma più avanzata

questi accordi.

L'altra possibilità è che questo sia un primo avvertimento ai sindacati:

si diano da fare per rappresentare più efficacemente uno strumento di con-

trollo della classe operaia, oppure la Fiat di loro se ne frega. Ora la linea

politica di fondo dei sindacati è proprio questa: riuscire a superare questa

fase estremamente difficile di tensione operaia che sfugge loro dalle mani

utilizzandola per ottenere determinati istituti. La tattica spicciola che i l

sindacato usa attualmente è quella del rinvio, cioè quella di cercare di diluire

nel tempo la risposta a una serie d i vertenze, i n modo da far sì che l a

tensione d i lotta nel frattempo si smolli. Oltre all'altra sempre usata i n

tutte queste settimane, quella cioè de l diretto intervento pompieristico

dovunque una lotta scoppiava senza i l suo consenso o dovunque una lotta

andava al di là dei limiti da esso imposti. Arrivando sino alla minaccia: « Noi

non ci occupiamo più di voi, adesso la direzione farà rappresaglie e se voi

fate così le vostre rivendicazioni non le portiamo più avanti)> e così via.

Si può accennare infine a questo: a livello d i intervento davanti alle

porte c'è stata una certa differenziazione del PCI rispetto al sindacato che

corrisponde, a mio parere, a una differenziazione più di fondo, non strate-

gica ma tattica, tra PCI e sindacato. I l PCI in questo momento ha bisogno

di grosse lotte, e anche il sindacato, però per il PCI i l problema è che queste

lotte, in questo momento, costituiscono uno strumento di pressione per un

suo inserimento politico a scadenza differita, mentre per i l sindacato sono

lo strumento per ottenere certe istituzioni e certe forme d i inserimento

subito. Per cui i l PCI può anche permettersi lotte che superino certi limiti

perchè gli servono come strumento di pressione. I l sindacato non può permet-

terselo. Questo spiega perchè, ad esempio, davanti alle porte, i giovani della

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