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«.

riprendere con maggiore ampiezza, c i s i l imi terà qu i ad affrontare alcuni

punti propr i del secondo gruppo d i scr i t t i , quel l i che — relativamente a i

problemi af f rontat i — appaiono p i ù immediatamente v i c i n i a l l a temat ica

toccata i n questo rapporto. (37)

Un argomento che s'inserisce nel medesimo f i lone del l 'ul t ima citazione

di Kautsky, e che contiene indicazioni interessanti pe r i l lavoro pol i t ico,

è quel lo relat ivo al la cr i t ica del le comuni tà rural i e al la definizione del la

organizzazione da sviluppare nel le campagne.

La cri t ica al le comunità rural i coincide i n Lenin con l 'anal isi del

ruolo

nuovo

che esse assumono ne l processo d i svi luppo capital istico generale,

e d i come tale ruolo nuovo s i r ivel i al l ' interno delle comuni tà stesse

sot to

forma d i crescente differenziazione sociale t ra coloro che ne sono membri .

Con l o smembramento de l l a grande propr ietà nobi l iare, nasce e s i

sviluppa un nuovo strato sociale: i cosiddetti contadini r icchi . S i t rat ta d i

una forma iniziale d i piccolo-medio capital ismo agrario, che non appare

tale a causa del la legislazione ancora ar ret rata e dell'appartenenza a l l e

comunità.

D'altra parte, è al l ' interno della comunità stessa (che essendo d i origine

feudale appare nel la società borghese come

interclassista)

che è possibile

smascherare l a vera por tata d i t a l e differenziazione; m a una vo l ta sma-

scherata, è ancora l a comuni tà c o m e un i tà economica e socio-politica

che salta.

Da questa analisi i n polemica con i popul ist i e i social-rivoluzionari

Lenin trae la conclusione che l a comunità non è più una (( forza », nel la

misura i n cu i i n Russia sono comparsi:

a)

«bracciant i e operai salariati che vagano in cerca di un guadagno»;

b)

« i contadini r icchi », cioè « coloro che vivono del lavoro a l t ru i »,

e che sono caratterizzati dal fat to d i

sottrarre

agl i a l t r i tut to ciò che pos-

seggono: l a terra, i capital i (mediante l 'usura e l'accaparramento dei finan-

ziamenti statal i), i mezzi tecnici, l a forza lavoro (acquistata da a l t r i conta-

dini, rovinat i dal lo svi luppo stesso), i l potere al l ' interno del la comuni tà;

c)

i «contadini medi», figure i n transizione ascendente o discendente;

d)

i «contadini poveri», caratterizzati dal fat to di vivere in una totale

insicurezza e precarietà anche ne i moment i meno ner i .

Eppure l a comunità, istituzione ormai socialmente ed economicamente

superata dal decollo stesso del capitalismo, non viene affat to el iminata dai

«riconversione » i n senso funzionale

borghesi, ma anz i se ne tenta una

a tale decollo. (38)

E' dunque chiaro che dal la cr i t ica del la comuni tà scaturisce un'indica-

zione precisa, vol ta da un lato a demistificare praticamente i l ruolo d i tale

istituto e l'interclassismo su cu i s i regge, dal l 'al t ro ad uti l izzarne l e con-

traddizioni come piat taforma d i partenza: l a necessità d i svi luppare una

«associazione volontaria)> de i bracciant i , salar iat i e contadini pover i

pe r

lottare cont ro

i

r icchi ,

indipendentemente da l f a t t o che quest i u l t imi —

per mo l t e caratterist iche ester ior i — appaiano ancora p e r c e r t i ve r s i

dei « simi l i ».

Criterio pe r l'ammissione a ta l e associazione è : « soltanto que l l i che

hanno capi to l a necessità d i un i rs i agl i operai del la c i t t à ». Ci ò conduce

a qualche interessante considerazione. I n pr imo luogo, r isul ta chiaro che

in ta l e

prospettiva

i l processo organizzativo

f a leva

sul le contraddizioni

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