

inorganicità? Vale a dire, è rilevabile i n questo intervento 'la conduzione
di una linea di lungo periodo?
(ciò con cui deve fare
i
conti)
I n che misura i centri reali d i
potere i n agricoltura corrispondono al le esigenze dello sviluppo capitali-
stico generale? (ovvero: esistono, e di che natura sono, tensioni all'interno
della classe dominante?); che tipo di rapporti di classe si realizzano ai dif-
ferenti livelli di sviluppo nelle diverse aree? A quali livelli d i coscienza si
situa lo scontro delle classi nelle campagne?
(i conti)
Come si realizza nel breve periodo i l progetto del capi-
tale? Quali tensioni libera nelle campagne?
La politica agraria in Ital ia negli ultimi vent'anni è passata attraverso
la mediazione, non sempre riuscita, tra istanze a volte opposte. Si possono
indicare, in modo estreínamente schematico, i livelli rispetto ai quali si è
definita e concretata nel tempo una linea di politica agraria necessariamente
contraddittoria, per quanto inserita i n una politica d i sviluppo unitaria.
In situazioni d i particolare arretratezza del settore (per d i più forte-
mente localizzate: Sud, parte delle zone collinari del centro, I tal ia nord -
orientale) una qualsiasi azione di tipo integrato è inevitabilmente costretta
a fare i conti con le esigenze di:
a. assicurare un livello d i produzione agricola tale da evitare un
ricorso troppo massiccio all'importazione, la qual cosa, stornando parte dei
capitali da usi più « propulsivi », limiterebbe l a capacità di manovra dello
Stato nell'economia. Questa esigenza si sostanzia nello sforzo di accelerare
la creazione di aziende razionali (i.e.capitalistiche in senso stretto) sul corpo
della miriade d i strutture atomiche e non «ottimali ». Evidentemente, l a
traduzione concreta di una tale linea implica anche la rottura di equilibri
politici che si rivelano sempre meno efficaci, tanto sul piano della capacità
di garantire una relativa stabilità sociale, quanto su quello del la forza
interna d i trasformazione sul la base del le nuove esigenze d i sviluppo;
b. garantire un flusso regolare (cioè regolabile) d i migrazione della
forza lavoro dal Sud a l Nord e dall'agricoltura all'industria e a i servizi,
tale da consentire al capitale più ampi margini di manovra nei settori di
propulsione del sistema;
c. indurre una trasformazione dell'agricoltura, che ne consenta una
più razionale utilizzazione da parte del sistema nel suo complesso, come
acquirente sia di mezzi di produzione (attrezzi, macchine, fertilizzanti), sia
di. beni d i consumo. A prescindere da al tre considerazioni, l a domanda
interna è sempre più sicura e meglio controllabile di quella estera, se com-
binata con una certa dose di quest'ultima;
d. congelare la situazione sociale nelle campagne, creando le condi-
zioni per una territorializzazione della manodopera che rimane legata alla
terra, e conseguentemente rafforzando quei centri di potere che danno garan-
zie più ampie del mantenimento dello
status quo
(coltivatori diretti-piccoli
proprietari, proprietari fondiari, struttura clientelare, notabilato provinciale
di tipo più o meno mafioso, ecc.).
Non c'è bisogno di ricordare quante di queste esigenze appaiono perma-
nentemente i n contraddizione t ra d i loro; ciò detto, i l piano del capitale
può realizzarsi in agricoltura solo a costo di gravi e non sempre prevedibili
tensioni. Perciò, affermare l'esistenza del piano in agricoltura significa affer-
mare
l 'operatività d i l inee d i tendenza che s i concretano i n forme e mod i
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