

precedenti, e realizzate solo dopo scrupolose indagini d i mercato e studi
gondotti da
staf f
d i economisti a l servizio d i queste grosse concentrazioni.
Si r iducono così i n modo considerevole i margini d i r ischio conseguenti
alle scelte d i investimento;
c)
L o stesso carattere sempre p i ù pol i t ico de i c i c l i (come moment i
di riorganizzazione pol i t ica dell'apparato produtt ivo generale) sembra dover
costituire un'attenuazione r ispet to al la r igidi tà del lo schema d i Dobb.
Chiudendo qu i l a discussione su questo punto sembra dunque lec i to
affermare che l a trattazione d i D . s i muove su l f i l o d i una dist inzione
quantitativa
t ra capitalismo e socialismo. Ciò che sta a l fondo del discorso
che è po i sostanzialmente quel lo del Mov. Op. Occ. — è l a visione de l
capitale come rapporto d i proprietà e non come rapporto sociale generale
all'interno de l quale l a propr ietà individuale non è che u n indi ce del lo
sviluppo i n uno stadio particolare. Nel suo ul t imo l ibro
L'economia ad una
svolta d i f f i c i l e
(E i naud i , To r i no , 1967), Joan Robinson propone, ne l l o
spirito degl i economisti « i l luminat i » cambridgeani, una f orma d i imposi-
zione progressiva i l cui scopo sarebbe d i eliminare, tout court, l a proprietà
privata. « Le grosse concentrazioni d i propr ietà pr ivata potrebbero essere
spazzate via nel lo spazio d i una generazione da imposte ereditarie d i carat-
tere confiscatorio... e rafforzando queste disposizioni con imposte analo-
gamente dure sul le donazioni)> ( p . 89).
E ciò che ha visto con particolare lucidi tà i l compagno Panzieri nel lo
sforzo d i demistificare l ' ident i tà pianificazione-socialismo: « Di f ronte a l l o
intreccio capitalistico di tecnica e potere, la prospettiva di un uso alternativo
(operaio) delle macchine non può, evidentemente, fondarsi sul rovesciamento
puro e semplice dei rappor t i d i produzione ( d i proprietà), concepiti come
un involucro che a un certo grado del la espansione del le forze produt t ive
sarebbe destinato a cadere semplicemente perchè divenuto troppo ristretto:
i rappor t i d i produzione sono
dentro
le forze produttive, queste sono state
"plasmate" da l capitale)> (Quaderni Rossi 4 ) , « I l piano capital istico non
è un "legato" che l a classe operaia possa assumere dal capitale>) ( ibidem) .
•3. P i ano e svi luppo teoricamente « puro »
Rilevare nell'attaccamento f ideist ico deg l i economist i marx i s t i « orto-
dossi » al la formula «pianificazione (fabbr ica)-anarchia (società) » i l nucleo
della loro analisi della fase attuale d i sviluppo capitalistico, sarebbe d'al tra
parte ben poca cosa se non si riuscisse: a) a svelare i legami funzionali t ra
questo t i po d i anal isi e l'esigenza d i giustificare teoricamente l e scelte d i
sviluppo dei paesi della area sovietica e la politica del M.O. occidentale; b ) a
contrapporre a ciò un'analisi che tenga conto non solo del progressivo avan-
zamento del processo d i messa i n opera d i strument i sociali d i regolazione
dello sviluppo, ma anche del le tensioni e del le contraddizioni che questo
processo ricrea continuamente nel tessuto sociale sia a l ivel lo nazionale che
internazionale.
L'acquisizione teorica, d a par te de l capital ismo, del le condizioni che
deve soddisfare pe r assicurare u n equi l ibrato svi luppo de l sistema, non
significa ancora nè la possibilità pratica di mettere in atto strumenti adeguati
nè l a volontà pol i t ica d i farne uso e neppure l'adeguatezza degl i strument i
che ha a disposizione r ispet to agl i obiet t ivi fissati. Se l o svi luppo capi ta-
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