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universalizzazione dei dat i corrispondenti ad una fase particolare d i tale

sviluppo. Sarebbe troppo lungo esaminare qui quanto in ciò abbiano pesato:

a) la malattia ormai cronica di vedere la fase presente come ultima (fissan-

dola in un modello al quale lo sviluppo futuro può apportare solo marginali

variazioni); b ) l'esigenza d i trovare una giustificazione teorica della lotta

contro l e

distorsioni

( e quindi per una « trasformazione i n senso demo-

cratico ») de l capitalismo d a parte de l movimento operaio occidentale;

c) i l tentativo di dimostrare la possibilità della costruzione del socialismo

in un solo paese, cioè della superiorità ( i n termini di capacità di accumu-

lazione) del la

pianificazione social ista sul l 'anarchia capitalistica.

S i tende

per un verso a universalizzare •categorie proprie di una fase di transizione

dello sviluppo capitalistico e per l'altro a relegare l a validità sostanziale

del

Capitale

al la sola fase concorrenziale.

E' presente in Marx la considerazione dell'evoluzione del sistema come

processo di crescente integrazione, vale a dire come processo di crescente

omogeneizzazione all'interno di una prospettiva sempre più unitaria. I n ciò

consiste i l filo che lega l'analisi dei diversi stadi, dal capitalista individuale

alla sua scomparsa come tale dentro i l capitale complessivo sociale, fino

alla forma del capitale finanziario e all'interesse come

retribuzione

al la

proprietà de l capitale. I n generale l a dinamica de l capitalismo viene

vista non come sregolata coazione de i capitali individuali ma piuttosto

come sforzo dialettico d i mettere i n opera strumenti sempre più efficaci

contro le tendenze centrifughe ed eversive che si sviluppano sulla base di

un dato modo di produzione. Nel pensiero di Marx la dicotomia pianifica-

zione nella fabbrica-anarchia nella società non porta all'affermazione della

catastroficità i n conseguenza dei movimenti

inorganici

dei capitali indivi-

duali; l a dinamica del capitale viene vista come effetto delle esigenze d i

superamento d i determinate contraddizioni nascenti dal suo modo stesso

di sviluppo. I n questo senso l'ambiguità del rapporto anarchia-pianificazione

è risolvibile all'interno dello stesso pensiero d i Marx ( e all'interno dello

stesso I l ibro del

Capitale).

E' con l'aumento della sua capacità di regolare i l corpo sociale comples-

sivo che i l sistema reagisce alle contraddizioni che all'interno d i esso si

sviluppano continuamente.

La definizione, formulata in termini più o meno chiari da buona parte

degli economisti marxisti, dell'economia capitalista come anarchica a livello

sociale, ha determinato una visione del socialismo come società pianificata

a prescindere dai caratteri d i classe della gestione del potere. I n questo

senso l'opera d i M . Dobb è esemplare. Non è forse inutile richiamare a

titolo di esempio alcune delle proposizioni caratteristiche di questo autore.

I fat t i cruciali che costituiscono gl i elementi individuatori del capita-

lismo e del socialismo sono per Dobb:

a)

L'investimento i n un'economia pianificata è determinato come

decisione politica dello Stato e non come « risultato delle forze di mercato

che lo Stato può cercare di influenzare ». Dallo Stato partono le decisioni

sull'ammontare complessivo dell'investimento, la sua ripartizione e le forme

tecniche i n cui si concreta;

b)

Ne l sistema pianificato non v i è bisogno d i regolare i l saggio

di investiniento sul la base del le preferenze temporali de i risparmiatori,

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