

convergono i f i l i che partono dal la produzione sociale e dal quale si svilup-
pano (at traverso g l i st rument i monetar i , f i scal i e con l ' intervento de l l e
industrie statal i) quel le scelte p i ù funzional i d i svi luppo nel la stabi l ità. La
massimizzazione del prof i t to diviene qu i qualcosa d i p i ù del tentat ivo del
singolo capitalista d i allargare l a differenze t r a i suoi cost i e i prezzi, ma
risulta d i fat to dal tentat ivo d i assicurare un tasso stabi le d i incremento
del prof i t to per i l gruppo. Le variabi l i decisive, rispetto al le qual i s i t rat ta
di elaborare forme socio-economiche t a l i d a consentire l a cont inui tà de l
sistema, sono
sempre
l a crescita del le forze produtt ive e i l l ivel lo d i vol ta
in vol ta raggiunto dal lo scontro d i classe.
Ciò posto l'affermazione ci tata da Baran e Sweezy (« i l funzionamento
del sistema è tut tora i l r isul tato non intenzionale del le azioni egoistiche
delle numerose uni tà che l o compongono ») s i regge solo se con «
risultato
non intenzionale
» s i intende che non è concepibile i n questa fase de l l o
sviluppo capitalistico un centro
autonomo
che al l ' interno del sistema oper i
scelte vincolanti pe r t u t t i i set tor i de l sistema stesso.
I l problema è dunque analizzare (come B . e S. hanno cominciato a
fare) i l complesso d i relazioni che legano le varie par t i del tessuto produt-
tivo, sapendo che all ' interno di queste si sviluppano e realizzano gl i elementi
motori coscienti del lo sviluppo del capitale.
2.2. I l piano nel la produzione diretta. — I n contrapposizione a l piano
come calcolo sociale risultante dal le scelte delle grosse concentrazioni indu-
striali e finanziarie sta i l piano come esigenza di ordine a l ivel lo produttivo.
«Con l a cooperazione d i mo l t i operai salariat i i l comando de l capitale s i
evolve a esigenza d i esecuzione del processo lavorativo stesso, cioè a condi-
zione reale del la produzione (. . .) Ogni lavoro sociale i n senso immediato,
ossia ogni lavoro i n comune, quando sia compiuto su scala considerevole,
abbisogna, più o meno, d'una direzione che procur i l 'armonia del le at t ivi tà
individuali e compia l e funzioni generali che derivano da l movimento del
corpo produt t ivo complessivo, i n quanto di fferente da l movimento degl i
organi autonomi d i esso ( . . . ) Qu i nd i ag l i operai salar iat i l a connessione
tra i loro lavori s i contrappone idealmente come piano, praticamente come
attività de l capitalista, come potenza d i una volontà estranea che assog-
getta a l propr io f ine l a loro at t ivi tà» (21) .
L'aver accertato sul piano sociale la possibilità di realizzare un
adeguato
profitto significa per le grosse concentrazioni industr ial i operare sul piano
produttivo i n modo da rendere più ampia l a differenza t ra i l prezzo deciso
dal gruppo ( i l
mercato)
e i l loro prezzo individuale, e ciò si manifesta come
esigenza d i rendere sempre p i ù funzionale l a combinazione dei loro fat tor i
produttivi, cioè come comando, come piano.
Mentre a
l ivel lo sociale
s i tende a realizzare i l prezzo d i produzione
(prezzo d i cos to + prof i t to med i o ) come condizione mi n ima , a l i ve l l o
produttivo questa esigenza s i t rasforma i n sp i nta al l 'ampl iamento de l l a
differenza prezzi-costi: obiett ivo non è i l prof i t to medio ma i l sovraprofitto.
Se i l dispotismo del comando del capitale r imane costante i n tut te l e
fasi del suo sviluppo, l o stesso non si può di re circa i l suo carattere: resta I
immutata l'esigenza d i f a r funzionare l a classe operaia come forza lavoro
all'interno del la produzione, muta continuamente l a forza d i tale subordi-
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