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nazione. Le cose sono relativamente sempl ici pe r i l capital ista quando l a

velocità del complesso produt t ivo è vincolata, determinata dal la forza lavo-

rativa del l 'unione d i t a n t i operai ; diventano mo l t o p i ù complesse d a l

momento ' in cu i l a macchina sostituisce l a forza lavoro come elemento

propulsivo del la produzione. I n al t re parole f ino a che è l 'operaio a usare

la macchina ( e qu i essa s i presenta come prolungamento del la mano del lo

operaio, come st rumento) i l carattere d i intermi t tenza de l l a produzione

non pone al capitalista grossi problemi dal punto di vista della coordinazione

delle diverse funzioni de l complesso; m a da l momento i n c u i l 'operaio

diviene un'appendice del la macchina e l a veloci tà de l f lusso produt t i vo

assume preminent i carat ter i d i cont inui tà e regolari tà, a que l pun t o i l

comando de l capitale diviene realmente essenziale. L'integrazione verticale

della produzione obbedisce ad un r i tmo costante, l a rot tura de l quale i n

un qualsiasi punto può sconvolgere l ' intero complesso (22) . Per i singol i

complessi indust r ial i i l mantenimento del la posizione acquisi ta al l ' interno

del gruppo s i trasforma, nel la produzione di ret ta, i n razional i tà nel l 'uso

del capitale (nel le sue due forme: costante e variabi le).

Nell'evoluzione de l sistema è decisivo i l momento i n c u i i l capi tale

si pone coscientemente i l problema del le sua auto-regolazione. Fino a quel

punto l a v i t a economica s i definisce come l ibero gioco d i mercato e g l i

interventi del lo Stato (legislazione, ecc...) assumono un carattere prevalente

di legittimazione ex pos t d i esigenze congiuntural i ( o comunque non d i

fondo). Come tale questo intervento non f a ancora par te del le condizioni

oggettive (quanto meno i n modo r i levante) de l l a produzione sociale: i l

suo ambi to d'azione è solitamente l imi tato sia dal punto d i vista dell'area

economica sul la quale inc ide s i a d a quel lo del l 'arco d i tempo i n c u i è

programmato. S i t r a t t a sostanzialmente da u n punto d i vista economico,

cioè borghese, d i intervent i cor ret t i v i r ispet to a l l e deviazioni da l mecca-

nismo d i mercato e repressivi ne i conf ront i de i moviment i disfunzional i

del proletariato al l ' interno del tessuto sociale.

E profondamente errato, e f ru t t o d i pericolose mistificazioni, conside-

rare l 'evoluzione del le f o rme d i intervento del lo Stato al l ' interno d i u n

processo d i successiva e graduale acquisizione d i coscienza. Ciò è impl ici to

nell'affermazione dell'autocoscienza del capitale come conquista tarda del la

sua maturi tà. L'uni tà d i questo processo non s i t rova nel la considerazione

dell'evoluzione dei modi d' intervento del lo Stato ma al l ivel lo delle esigenze

che i l sistema, nel suo complesso, si trova via via a dover soddisfare. Questa

affermazione, pe r quanto banale, consente, svi luppate t u t t e l e sue imp l i -

cazioni, d i por re a i margini l a di ffusa visione i l luminist ica del lo svi luppo

capitalistico come processo d i graduale acquisizione dell'autocoscienza.

Gli st rument i d' intervento che i l sistema pone i n essere definiscono,

ai var i l ivel l i , l'acquisizione d i questa autocoscienza, che non è un obiettivo

statico ma l a condizione

necessaria

a l suo regolare funzionamento, a l l a

stabilità sociale. Ogni intervento del lo Stato,

i n tut te l e fasi del lo svi luppo

capitalistico,

testimonia l'acquisizione teorica, sul la baSe d i condizioni stori-

camente date, del le esigenze generali d i svi luppo equi l ibrato. Se nel la fase

della l ibera concorrenza g l i intervent i centralizzati non assumono caratteri

di sistematicità (che ne costituiscono oggi i l t ra t t o dist int ivo) c i ò non è

dovuto ad uno scarso l ivel lo d i coscienza del sistema ci rca i l suo propr io

funzionamento interno, ma a l fat to che i n questa fase i l l ibero gioco del le

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