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adegua la sua produzione, la sua consistenza in termini di capitale, i l volume

di forza lavoro impiegata, a seconda de i prezzi che « riceve » dall'esterno.

La par te d i produzione sociale che ogni singolo capital ista control la è an-

cora t roppo piccola per consentire una pu r minima deviazione dal le scelte

del mercato ( a parte i l caso dell'oligopolio differenziato d i cui par la Sylos

Labini, l a considerazione de l quale, vale a d i re dell'imperfezione de l mer-

cato, può essere trascurata qu i senza che ciò inval idi i n modo significativo

l'analisi). Ovviamente ben diverso è oggi i l rapporto aziende-mercato. Non

sarebbe però ancora sufficiente l'affermazione del diverso peso che r icopre

oggi l 'azienda ol igopol istica r ispet to a l mercato, c i ò n o n può che cost i -

tuire i l punto d i partenza pe r una corret ta anal isi del l 'attuale fase del lo

sviluppo capitalistico.

Dal momento i n cu i s i affermano al l ' interno del la produzione sociale

strutture produt t ive sempre p i ù accentrate, detentr ici d i fet te consistenti

del capi tale complessivo sociale, non è p i ù possibi le par lare d i mercato

nell'accezione tradizionale d e l termine. A questo pun t o i l mercato n o n

può p i ù essere considerato

sede d' incontro

d i capi tal i individual i indi ffe-

renziati, ma solo come insieme di rapport i che legano la « società per azioni

gigante» con le al tre società dello stesso settore e degli al t r i , e tut te queste

con l a l oro sintesi pol i t ica, l o Stato. E ' da questo complesso d i relazioni

socio-economiche che va estratta l a nuova definizione d i mercato. Non è

più nel rapporto di mercato t ra domanda e offerta che va ricercato i l mecca-

nismo d i formazione dei prezzi, ma nei calcol i e nel le previsioni che matu-

rano ne l rappor to t r a l e concentrazioni indust r ial i . Al l ' interno d i questo

rapporto i l dato esterno (domanda) non viene t rat tato come tale ma come

variabile da espandere, comprimere, indirizzare, a seconda del le esigenze

di svi luppo-stabilità del sistema nel suo complesso. Naturalmente v i sono

dei l imi t i a queste possibilità d i manipolazione: i l fat to significante r imane

comunque l o sforzo cosciente e costante d i r i dur re t a l i vincol i .

I l

muta-

mento n e i carat ter i de l l a concorrenza (abol izione de l l a concorrenza d i

prezzi) non è che un dato fenomenico al le spalle del quale stà una real tà

. tutt 'affatto diversa.

P r i m a facie,

i l mercato non è p i ù individuato da l rappor to azienda-

domanda, ma da i legami che s i stabiliscono t r a l a grossa concentrazione

industriale e i l

gruppo

di cui fa parte. Dalle forme che assume tale rapporto

(accordi d i cartello,

price leadership,

ecc.) è rilevabile come i l centro deci-

sionale effettivo della produzione non sia nè l'azienda oligopolistica nè, tanto

meno, l'azienda concorrenziale, ma bensì i l gruppo del le aziende oligopoli-

stiche che n e l suo complesso, f o rmu l a quel le decisioni che soddisfano

l'esigenza di: a) evitare forme dannose di concorrenza all ' interno del gruppo;

b) massimizzare n e l l ungo per iodo i l p r o f i t t o d e l gruppo; c ) s tab i l i re

rapporti con l o Stato t a l i d a garant i re l'espansione de l complesso del le

aziende d e l gruppo.

Si r icrea così, al l ' interno del sistema, un'uni tà i cu i elementi risul tano

costituiti da: a ) l'accettazione, da parte d i ogni singolo complesso oligopo-

listico, del le regole del gioco imposte da l gruppo; b ) i rappor t i f inanziar i

(ma anche d i al t ra natura) che legano t ra d i loro i gruppi p i ù consistenti;

inutile ricordare l a central i tà del la posizione del le banche i n questo com-

plesso d i relazioni; c ) l o Stato come cent ro v i tale al l ' interno de l quale

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