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andati a l d i l à d i un discorso i n cu i g l i

agrar i

venivano individuat i come

portatori d i una logica superata: dimostrando così, i n pr imo luogo, la asto-

ricità d i certo efficientismo (come se i l sistema capitalistico fosse un mo-

saico f a t t a d i tessere intercambiabi l i : el iminiamo g l i agrar i e i l gioco è

fatto!), e qu i nd i l ' incapacità d i analizzare i rappor t i funzional i (necessari

rispetto alla stabilità del potere) t ra i monopoli e i portatori del loro potere

nell'agricoltura.

2. Piani f icazione o anarchia?

Generalizzazione del lo sfruttamento, operatività del le leggi d i funziona-

mento del capitale su tut ta l 'area sociale, sono parametri individuator i del

sistema socio-economico del capitale come sistema uni tario; non i sol i però;

l'elenco s i completa con l a considerazione del piano i n quanto, al lo stesso

tempo, presupposto e risultato dello sviluppo capitalistico. I l grosso dei nodi

teorici ad esso inerent i è stato r ipreso e svi luppato autonomamente solo

negli ul t imi anni. Si può di re che la questione cominci ad essere affrontata

teoricamente dall'economia pol i t ica borghese con l a rivoluzione d'Ottobre.

La discussione nasce at torno al le possibilità d i svi luppo d i un'economia i n

cui l e decisioni siano fortemente accentrate; solo i n un secondo tempo l a

direzione capitalistica si pone teoricamente i l problema del piano come suo

proprio (17) . L'esposizione che segue, lontano da pretese d i compiutezza

teorica, vuole essere uno schematico impianto d i classificazione del le que-

stioni che sorgono nell'analisi del piano i n un contesto capitalistico.

2.1.

I l piano nel la società.

— Ciò che caratterizza immediatamente i l

sistema capi tal ist ico da l l e formazioni social i precedent i è l a sua razio-

nalità: l e sue stesse leggi d i funzionamento appaiono parametri assoluti d i

efficienza. Mano a mano che l a produzione capitalistica soppianta i vecchi

metodi produtt ivi , si sviluppano al l ' interno del la società una serie d i f i l i d i

collegamento, di condizioni, con cui ogni singolo capitalista deve fare i conti.

Si crea così un meccanismo al l ' interno del quale le azioni, per quanto con-

traddittorie l e une r ispet to al le al t re, s i compongono i n una prospett iva

coerente. Una delle principal i funzioni della legge del valore consiste proprio

nel mettere i n evidenza come, anche mancando un meccanismo centralizzato

di formazione delle decisioni, i l sistema del capitale dia luogo ad un siste-

ma uni tar io (17) . C'è, al l ' interno de l processo complessivo d i produzione,

un meccanismo che consente a l sistema una autoregolazione e che s i pre-

senta come caratteristica immanente del la produzione sociale: è i l mercato,

inteso come sede i n cu i i l saggio generale de l pro f i t t o d à luogo a d u n

prof i tto medio. Se — come afferma Marx (19) — questo saggio generale è

determinato, ol tre che dalla composizione organica del capitale nelle diverse

sfere d i produzione, dal la ripart izione de l capitale complessivo sociale i n

queste, c i oè da l l a al iquota d i capi tale complessivo sociale assorbi to d a

ogni singola sfera d i produzione, se questo è vero, è evidente l a funzione

indicato ria

che ha pe r i l singolo capital ista i l processo d i trasformazione

del saggio generale i n saggio medio d i prof i t to. S i riesce così a cogliere i l

significato dei movimenti di capitale da un punto al l 'al tro dell'apparato pro-

duttivo sociale, ovvero dei movimenti del capitale che s i l ibera, sul la base

del eprocesso d i riproduzione allargata, degl i investimenti. L a concorrenza

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