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PARTE SECONDA

1. Agr i co l tura dentro i l capitale

Con i l presentarsi del capitalismo sulla scena mondiale cade l'elemento

che più d i ogni al tro ha caratterizzato l e fasi precedenti dello sviluppo

economico, cioè l a non unitarietà dei diversi processi produttivi, i l non

essere compenetrati l'uno nell'altro, non essere regolati dalle stesse leggi

generali. Non appena i l sistema del capitale prende i l sopravvento, si impa-

dronisce e permea della sua logica i punti nodali dell'apparato produttivo;

diviene evidente allora che non solo questi sono regolati dalle leggi generali

del nuovo sistema, ma tutta la società risulta funzionalizzata alle esigenze

del nuovo ordine. Per quanto sopravvivano sacche precapitalistiche, con forze

produttive e rapporti sociali propri della fase precedente, e per quanto forte

sia la resistenza che queste strutture oppongono, anche esse si permeano

in varie forme delle leggi generali di funzionamento del nuovo ordine. Sto-

ricamente, queste sacche si sono localizzate soprattutto nell'agricoltura. I l

modo capitalistico d i produzione si è generalmente sviluppato prima nel-

l'industria, nelle città. I l ritardo della penetrazioné nelle campagne non

è stato e non è imputabile tanto ad una maggiore

resistenza

dell'agricoltura

rispetto all'artigianato, alla manifattura cittadina, quanto al fatto che, per

una serie d i circostanze, solo nelle attività manifatturiere i l sistema del

capitale ha avuto modo i n un primo momento d i dispiegare tutte l e sue

capacità latenti. E non hanno certo costituito motivo di stimolo alla pene-

trazione capitalistica i n agricoltura i caratteri propr i del la produzione

agricola, principalmente la relativa anelasticità dei cicli biologici come dato

vincolante l a velocità d i rotazione del capitale. Mentre lo sviluppo tecno-

logico ha consentito all'industria una crescente abbreviazione del tempo

necessario tra l'allocazione dei

fattori produttivi

e la realizzazione, ha inciso

in misura notevolmente minore in agricoltura. Ovviamente ad una minore

velocità di rotazione del capitale corrisponde in agricoltura un minore tasso

di accumulazione; per quanto investita in forme poliedriche e con diversi

gradi di intensità, l'agricoltura, con tutto i l carico di strutture e forze pro-

duttive da tempo sclerotizzate, si è ritrovata parte di un processo generale

di sconvolgimento delle strutture sociali. Essenzialmente si è trattato del

passaggio ( i n forme d i transizione estremamente composite) da economie

aziendali

di autoconsumo a economie di mercato (o, come è stato detto, dal-

l'attività abitudinario-tradizionale all'attività per i l guadagno).

La nascita di un mercato per i suoi prodotti e per le merci che prima

si costruiva da sè o che otteneva attraverso lo scambio occasionale, ha co-

stretto i l cpntadino ad uscire dal suo campo, ad andare a l villaggio dive-

nuto ora centro del commercio. Se prima il denaro gli serviva solo in minima

parte, per es., per acquistare le parti di ferro degli attrezzi o per consumi

voluttuari, ora gli è indispensabile per qualsiasi transazione. Senza contare

che anche per i l proprietario fondiario, i l signore feudale, s i sviluppa i l

bisogno di denaro, trasformando così per i l contadino le prestazioni in na-

tura e in lavoro in prestazioni in denaro.

I l forte aumento della quantità di denaro circolante, la sostituzione che

esso opera rispetto alla molteplicità dei mezzi di scambio precedenti, è un

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