

li sottolineano una volta di più, accanto all'incremento della piccola e media
azienda di ret to col t ivatrici da un lato, e dell'azienda capitalistica dal l 'al tro,
la crescente integrazione t ra settore pr imar io e secondario (13).
Non soltanto, dunque, l 'agricol tura i n quanto tale non r isul ta emargi-
nata dal lo sviluppo i n corso nel paese; non soltanto — come pensano sem-
plicisticamente mol t i compagni — l a diminuzione degl i addet t i non s i t ra-
duce in un calo d'importanza del settore sul piano economico e politico; ma
al contrario — gl i avvenimenti i n corso sembrano suggerire che a quella
diminuzione s i accompagna una
crescita dell ' importanza generale
de l set-
tore. Comprendere questo è essenziale sia a i f i n i de l l a comprensione de i
processi d i ristrutturazione i n at to nel l ' intero sistema, e perciò degl i obiet-
tivi generali che
l'establishment
capitalistico s i pone, anche nel la prospet-
tiva d i una crescente integrazione dell'economia ital iana nel la C.E.E., sia
di conseguenza — a i f i n i d ' un inserimento corretto, e politicamente uni f i -
cante, nelle lotte agrarie, la cui crescente violenza — verificabile nel la mag-
gior parte degli episodi negl i u l t imi cinque anni — è oggi frustrata e
coni
-
pressa t r a l'ideologia neo-ruralistica e sostanzialmente tecnocratica por tata
avanti dag l i s t r a t i p i ù dinamici de l giovane capi tal ismo agrar io d a u n
lato, e dal l 'altro, l'ideologia altrettanto rural istica, anche se non al trettanto
nuova, attraverso l a quale i l P.C.I. e i suoi organismi d i massa tentano d i
egemonizzare e d i incanalare i l movimento nelle campagne.
6. D a ciò che s'è detto, dovrebbe risultare chiaro i l mot ivo del la scelta
del
piano capitalistico
e del la
proletarizzazione
come temi central i dei due
capitoli seguenti di questo contributo. Da un lato, si trattava infat t i d i sotto-
lineare l a portata generale, e non settoriale, del discorso sul la «questione
agraria », e l a sua immediata rilevanza pe r u n lavoro d i demistificazione
delle varie ideologie pianificatorie nate sull'onda del lo sviluppo capitalistico.
D'altra parte, s i trat tava d i esplicitare l e di ret te connessioni esistenti t r a
quell'analisi e una l inea chiara, non volontaristica ma neppure sol tanto
«contemplativa », d i lavoro pol i t ico nel le campagne.
Questo obiettivo, se s i intende essere real istici, comporta una dupl ice
cautela: occorre da una par te tener conto dell 'attuale esiguità del le forze
disponibili per un vero lavoro pol i t ico a l ivel lo d i classe proletaria, e del le
grosse di ff icol tà pratiche che questo incontra ( l a maggior parte del le qual i ,
sia det to per inciso,
non sono r isolvibi l i su scala locale,
come s i cercherà
di mostrare); occorre però anche impostare le cose sin dal l ' inizio i n modo
tale, da .evitare che l'attuale debolezza pratica si traduca o i n forme settarie
di fuga minor i tar ia i n avanti, o i n sottovalutazione del momento d i elabo-
razione teorica e d i inquadramento generale degl i obiet t ivi e de i r isul tat i
della propr ia at t ivi tà su scala locale.
L'uso de l concetto d i « proletarizzazione », che permet te u n cor ret to
lavoro d i analisi e d i previsione ad ogni l ivel lo e i n ogni settore del lo svi-
luppo capi tal ist ico individuandone l a caratteristica costante e fondamen-
tale dal punto di vista del proletariato, sembra particolarmente adatto a tale
scopo: questo perchè, mentre rafforza l ' idea del la necessità d i una anal isi
concreta e continua delle condizioni socio-economiche, politiche, ideologiche
in cui si agisce, d'altra parte sottolinea l'impossibilità di condurre tale lavoro
al d i fuor i d'un contatto e d'una discussione ininterrot t i con l a classe pro-
letaria, i n un rapporto dialettico che esclude tanto le cristallizzazioni buro-
cratiche quanto le i l lusioni spontaneistiche.
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