

mentre l a tendenza s i inverte i n modo net to ne l gruppo no r d -orientale e
centrale, e i n misura insospettata ne l Mezzogiorno. Anche tenendo conto
dell'incertezza di questo dato soprattutto per quel che riguarda i l Sud (chiun-
que abbia dovuto usare g l i elenchi dei Contr ibut i Uni f icat i sa bene i l per-
chè)*, sembra indubbio che esso rispecchi una tendenza i n atto, per quanto
quantitativamente deformata.
Scartando l e falsificazioni pure e sempl ici (iscrizione come braccianti,
per mot ivi fiscali, assistenziali, o camorristici var i , d i piccol i commercianti,
artigiani, col t ivator i di ret t i , lavorator i ext ra-agricoli sal tuar i , ecc.) r imane
pur sempre una notevole massa di forza lavoro fluttuante, per lo più legata
a contratt i giornalieri o comunque a termine, ma in mol te zone legata anche
a svariate forme d i piccolissima proprietà, piccolo f i t to e d i colonia.
Questa massa, disponibi le e potenzialmente assai mobi le, ma nei f a t t i
(almeno i n questa fase) ancora i n mo l t i casi vincolata a vivere i n aree
determinate, sembra rappresentare un vero e propr io polmone del sistema
nel suo complesso, e appare come demistificazione vivente del la divisione
dell'economia i n « settori ». La sua esistenza come gruppo sociale specifico,
nelle condizioni attual i , non è p i ù spiegabile i n termini d i basso l ivel lo d i
investimenti i n agricoltura e d i insufficiente espansione industriale, fat tor i
a cu i sembravano grosso modo riconducibi l i ne l passato l e condizioni de l
bracciantato tradizionale, salvo che i n poche isole. Per quanto — soprat-
tutto in certe zone — poco o nul la sembri essere cambiato, in realtà si tratta
in mol t issimi casi d i u n gruppo sociale oggettivamente nuovo
( 11) ;
una
prova del fat to che tale metamorfosi funzionale, tanto profonda quanto i l
più del le vol te poco evidente i n loco ( e ovviamente ignorata dai sociologi
che dicono d i studiare i «processi d i cambiamento »), non può essere com-
presa se non nel quadro d i un riassestamento generale del sistema socio-
economico, consiste propr i o nel la p i ù intensa espulsione d i « conduttori
d'azienda ».
Occorre i n f a t t i tener presente che questo fenomeno denota una ten-
denza a trasformazioni profonde nel la distribuzione del la superficie agraria
per t i p i d i impresa, e che — se da un lato appare come effetto congiunto
• d e l l a corrosione di certi ist i tut i contrattuali e forme di conduzione, e dell'ac-
.
cresciuto fabbisogno d i forza lavoro industriale — d'al tra parte interagisce
poi a sua vol ta su tal i fat tor i d i cambiamento.
Se si considerano i mutamenti intervenuti, appunto, nel la distribuzione
della superficie per t i p i d'impresa, t ra i l 1951 e i l 1961, si può infat t i osser-
vare che — i l numero d i proprietà, secondo i dat i forni t i dall'I.N.E.A., risul-
tando chiaramente
accresciuto,
anzichè diminui to — è aumentata del 6,0%
l'estensione occupata dal la
propr ietà d i ret to-coltivatrice,
e d è ugualmente
aumentata, del 10,9%, quella occupata dal la
proprietà capitalistica condotta
con salariati.
Diminui ta i n proporzione r isul ta l a percentuale d i superficie
occupata dai seguenti t i p i d i aziende: di ret to-coltivatrice a
f i t t o ( - 6 , 6% ) ;
capitalistica a
f i t t o ( - 4 , 0 % ) ;
colonia appoderata ( — 3,7%) e non appo-
derata (— 2,6%).
Se po i
si
scompone per regioni questo dato generale, come s i è fat to
sopra, si constaterà che la tendenza che esso delinea risul ta anche qui parti-
colarmente accentuata nelle regioni meridional i ed insulari (12).
Ultima indicazione, infine, è quella che s i può ricavare dai dat i relat ivi
all'incremento degli investimenti, della produzione e della produttività, i qua-
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