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degli stessi protagonisti s o t t o la veste d'un effettivo aumento del reddi to

e dei consumi — i l dupl ice processo i n corso sia nell'area d i r i forma che

fuori di essa;

sviluppo in senso capitalistico d i una minoranza d i agricol-

tori (non necessariamente coincidente con un processo d i accentramento

della proprietà fondiaria), e parallela graduale proletarizzazione degli altri,

visibile soprattutto nell'aumento d i forme d i

part-time

t r a i « conduttori

d'azienda », e di loro familiari ( t ra i quali molte femmine) impiegati stabil-

mente o in determinate stagioni fuori dell'azienda.

Trattandosi, per altro, di una fase relativamente iniziale di transizione,

al mantenimento di quell'equilibrio risultava

essenziale

non soltanto che i l

modello di integrazione applicato nel territorio rimanesse immutato, ma che

anzi si sviluppasse in termini quantitativi nella direzione imboccata, arric-

chendosi d i nuove articolazioni tanto a livello produttivo quanto a livello

istituzionale.

Proprio i n questo fatto, verosimilmente, affonda l e radici l'esplosione

seguita al graduale depauperamento del patrimonio industriale locale; tale

processo infatti, se non giustifica appieno, data la sua non rilevante entità

sul piano generale, i l livello di collera raggiunto (come non hanno mancato

di osservare i giornali borghesi, nell'ansia d i accreditare l a tesi del com-

plotto sovversivo), è però stato sufficiente a mettere a nudo

la reale

logica

dello sviluppo capitalistico in atto, cioè a rendere manifeste le dimensioni

reali della proletarizzazione

già esistente,

con tutto i l carico d i incertezza

ed angoscia verso i l futuro che essa comporta, accresciuto per d i più dal

contrasto con le speranze nate nel periodo precedente.

Si tratta dunque d i un fatto molto importante, l a cui comprensione

corretta significa assai di più che conoscere meglio Battipaglia (cosa che

molti — sapendo già tutto sulle

tendenze d i sviluppo e l e leggi fondamen-

tali

della società capitalistica — potrebbero considerare un'istanza da em-

pirista); significa cioè: 1 ) comprendere che i pol i d i sviluppo sono un

momento qualitativamente nuovo del piano capitalistico d i sviluppo; 2 )

comprendere che — di conseguenza — le contraddizioni che si aprono in essi

non sono di tipo vecchio ( i l « sottosviluppo cronico »), ma di tipo nuovo,

immediatamente significative per l'intero sistema socio-economico. Per dirlo

più esattamente, rappresentano un modo particolarmente interessante ( e

nuovo per i l Mezzogiorno agrario) di .ripresentarsi della contraddizione fon-

damentale del sistema capitalistico (l'impossibilità d i eliminare l a forza

lavoro, ma l'impossibilità d i ridurla a semplice appendice passiva de l

capitale).

Perchè dunque i compagni ultrasinistri, che a parole sbandierano la loro

determinazione di « generalizzare le parole d'ordine e l'organizzazione rivo-

luzionaria », si sono limitati una volta di più, in questa occasione, a bandire

manifestazioni nelle quali la polemica con i l P.C.I. era portata su temi di

pura forma, d i semplice « stile »,

ment re s i accettava come buona, senza

variazioni degne d i nota se non nel linguaggio, l a sostanza del la posizione

politica comunista, espressa nell'interpretazione r idut t iva dei « fatt i » come

risposta al la degradazione, a l sotto sviluppo, al la « annosa fame » del Sud?

Forse non capiscono che proprio in quel giudizio consiste l'essenza contro-

rivoluzionaria della linea revisionista? Oppure ritengono inutile fare analisi,

quando possono c o l minimo d i fatica p a r t e c i p a r e a manifestazioni

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