

stituito l a loro contraddizione d i fondo, nonostante che al la loro origine
paradossalmente — stesse propr io i l problema dell'organizzazione inteso co-
me problema d i stabi l ire un corretto rapporto, al la luce del le nuove condi-
zioni i n cui si svolge la lot ta d i classe sul piano nazionale e internazionale,
tra mi l i tant i rivoluzionari e classe proletaria ( 1
).
Non s i trat ta, ovviamente, d i risuscitare oggi i l falso di lemma t r a esi-
genze d i conoscenza ed esigenze immediatamente organizzative, mist i f ica-
zione sotto l a quale per un certo periodo s i è mascherata l a ri luttanza ad
affrontare la tematica dell'organizzazione da un lato, e l ' immatur i tà d i fronte
ai complessi e moltepl ici compiti che essa implica, dall 'altro.
Si trat ta però — ed è compito e problema attuale più d'ogni al t ro — di
rendersi conto che l'impostazione corret ta de l problema organizzativo, i n -
teso come problema d i
finalizzazione espl ici ta
d i t u t t e l e scelte pol i t iche,
tattiche, d i analisi e d i studio che s i devono operare, s i fonda anche sul la
conoscenza e sulla cri t ica degli error i e dei tabù che l 'hanno velato nel pas-
sato. I n assenza d i quel la critica, che l i può trasformare i n esperienze pre-
ziose, tal i er ror i non possono che rimanere conf inat i nel l imbo i n cui giac-
ciono attualmente: i n apparenza ignorat i o conosciuti dai p i ù soltanto per
luoghi comuni e « sentiti di re », i n realtà per mol t i versi corresponsabili
attraverso la fase del la « contestazione » — delle frustrazioni pol itiche sul le
quali s'innestano e fioriscono attualmente proposte pseudo-organizzative d i
tipo volontaristico, che mascherano i l l o r o sostanziale popul ismo, l a l oro
coscienza infel ice d i piccolo borghesi, e i l r i f i u t o d i compiere anal isi cor-
rette del la real tà (ri f lesso del la paura d i essere una vol ta d i p i ù sment i t i
da quel la), sotto l 'uso parossistico d i un linguaggio pseudo-maoista r idot to
a fiera delle banalità e a campionario d i sti le sterotipato (2) .
2. Al l ' or i g i ne d i t u t t i g l i er ror i organizzativi commessi da i « groupu-
scules » negl i anni sessanta, f i no a d oggi, sembra esservi l a tendenza sog-
gettivistica e ideal istica a sopravvalutare
i n t ermi n i immediat i
i l propr i o
ruolo i n seno a l movimento d i classe. Ci ò ha i n effet t i impedi to che s i
ponesse i n modo corret to i l problema de l rappor to prassi-teoria; essendo
questo u n problema d i oggi, vale dunque l a pena d i inquadrare rapida-
mente i termini d i quel fallimento.
Agli inizi degl i anni sessanta, quel la tendenza ha svolto essenzialmente
la funzione di meccanismo difensivo, essendovi allora i l problema di definire
un propr io campo d'azione,
d i fat to
alternativo a l P.C.I. soltanto sul piano
della r icerca teorica e stor ica e del la polemica pol i t ico-culturale, sebbene
coinvolgesse già anche gruppi d i mi l i tant i non intel lettual i.
In seguito, con l 'allargarsi del movimento d i lot ta del la classe operaia,
emergono i n modo sempre p i ù evidente l e contraddizioni esistenti t r a l a
linea del P.C.I. e l a sua pretesa d i guidare e control lare totalmente — i n
prima persona o t rami te i l sindacato — quelle lotte. Non a caso s i accen-
tuano ne l par t i to, propr i o i n que l periodo, l e discussioni
sul l 'autonomia
sindacale e sul la v i a i tal iana a l socialismo, ambedue risposte mist i f icate
alla cr i t i ca oggettiva del lo stal inismo d i dest ra espressa dal la l o t t a ope-
raia (3) .
La stessa maggior prontezza con cui i « groupuscules » esistenti nei var i
centri indust r ial i seppero comprendere l a nuova piega presa da l l e l o t t e
operaie, i n alcuni casi inserirvisi attivamente, e formulare ipotesi sul lo svi-
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