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società e la ricerca di un investimento affettivo che vincoli qui e ora e salvi

dalla prospettiva di una vita come quella dei genitori: queste ed altre sono le

motivazioni che spingono alla forte identificazione. I l bisogno di purezza evoca

poi dogmatismo, dottrinarismo, in ogni caso la chiara, apparentemente sicura,

distinzione-separazione dall'avversario anch'esso mitizzato: i genitori, gl i inse-

gnanti, la borghesia, i l sistema. Da notare che sono problemi piuttosto nuovi

per un movimento eversivo: certo c'erano anche al tempo in cui si teorizzava

l'intellettuale-transfuga della propria classe, e tuttavia, allora l o faceva per

entrare nel partito, che lo bloccava; ma ora è un intero gruppo sociale che

diventa tendenzialmente transfuga, e allora i l problema dell'identificazione ha

una altra natura: c'è i l rischio che s'identifichino con se stessi, con i l proprio

ruolo rivoluzionario, che diventa una falsa coscienza. I problemi sono reali e

politici: l a soluzione è mistificante. I l gergo, le categorie, i rituali, rafforzano

l'identificazione, non la riflettono. Una forza politica su queste basi può dare

delle soddisfazioni ai suoi dirigenti, ma non risolve i l problema di un agire poli-

tico adeguato; si trascura completamente i l fatto che politicizzazione e rivolu-

zione non sono concetti statici, definiti per sempre, e che appunto guarda un

po' sono cambiati; nessuna fedeltà a una tradizione per quanto grande può can-

cellare questo « fatto ».

Il bisogno di

certezza:

corrisponde al bisogno di un orientamento stabile

nell'agire grazie, però, alla riduzione radicale della complessità della situazione.

Ciò è ottenuto tramite uno schema interpretativo bianco e nero: noi e gli avver-

sari, i l bene e i l male, i rivoluzionari e i revisionisti. Questo modo di etichettare

il reale, non ha niente a che fare con la necessità reale di sintetizzare i l molte-

plice a fini analitici, nè con quella imposta dalla situazione di lotta in cui effet-

tivamente chi non è con me è contro di me. Lo schematismo e dottrinarismo

adue colori permette appunto di evitare l'analisi e quindi però di cogliere le

contraddizioni, specialmente le proprie. La certezza che la propria posizione nella

società e nel movimento sia univoca è fonte di molte soddisfazioni, ma non

risolve nessun problema; proprio perchè stabilizza, blocca una problematica, non

ne permette i l decorso dialettico.

La certezza è anche certezza di sapere come vanno le cose, e chi ha la

certezza si sente in dovere di farne partecipi gli altri. All'interno di questo uni-

verso ideologico la certezza è massima, non falsificabile, le inchieste superflue,

al più servono a conoscere situazioni locali per intervenirvi, ma non sono mai

in grado di smentire la linea che è certa: ma una teoria scientifica e rivoluzio-

naria è solo quella che è in grado di smentire anche la linea cui si è più affe-

zionati. La certezza è anche certezza del risultato e della sua imminenza: l a

rivoluzione ci sarà e presto. Ma essa è fideismo, non è basata su un'analisi del

capitalismo contemporaneo.

Il bisogno di

stabilità:

è i l bisogno di qualcosa di definito e definitivo per,

con e entro cui operare. Questo è forse i l bisogno meno mistificato: i l lavoro

politico nel MS è diventato quasi impossibile o si è ridotto alle dimensioni di

gruppetto per la mancanza di stabilità. Stabilità è continuità nel lavoro e nel-

l'impegno politico: problema centrale irrisolto. Nella forma assunta però nella

Unione anch'esso appare deformato come bisogno di chiudere la ricerca e di

definire per sempre i l proprio ruolo. I n generale nel modo di politicizzazione

dell'Unione, nel modo inc i t i propone di soddisfare i bisogni qui accennati, c'è

prevalente l'imperativo di ridurre al minimo la distanza dal ruolo (dal proprio

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