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sociale, specie nelle società fortemente conflittuali, il

diritto positivo

assolve pre-

valentemente ad una funzione di conservazione o di manipolazione riformistica

(quando non di reazione) al servizio della classe dominante, è anche vero che

la

pratica giuridica

(diritto applicato in contrapposizione al diritto scritto) può,

enon per caso, essere in certi settori ancor più arretrata. Così nella scuola, nodo

di un ipotetico processo rivoluzionario di lunga durata, la strumentalizzazione

politica illegale del diritto positivo nella pratica è inevitabile. Coloro che si

battono per la conservazione perpetuano prassi illegali col favore o la tolleranza

dei Poteri costituiti: per es. la scuola media unica dell'obbligo rimane selettiva,

discriminatoria, onerosa, non a tempo pieno; le classi di aggiornamento e diffe-

renziali non vengono istituite o servono a creare ghetti per la popolazione

scolastica « inferiore ». La direzione collegiale della scuola (prevista perfino

dalla legge Gentile) è soppressa quando la presenza di un nucleo attivo di inse-

gnanti di sinistra la rende pericolosa, oppure viene strumentalizzata al d i là

delle sue competenze per stroncare iniziative individuali (per es. con deliberazione

maggioritaria abusiva del consiglio di classe fu impedito a degli insegnanti di

fare individualmente e gratuitamente scuola a tempo pieno ai loro allievi, di

ricevere collettivamente i genitori, di parlare alle assemblee degli studenti, e così

via). La « libertà di insegnamento » può diventare diritto a non fare assoluta-

mente nulla nella scuola per la grande maggioranza degli insegnanti routiniers

ma poteri di censura (che la legge non conferisce e la Costituzione in ogni caso

nega) vengono usati o minacciati se qualcuno a scuola si occupa seriamente della

rivoluzione industriale o delle cause del sottosviluppo e così via. Dove poi la

legge consente valutazioni discrezionali, l'abuso politico e illegale del « diritto »

si esaspera non appena la scuola da morta che era ricomincia a vivere e a scal-

darsi: studenti espulsi per aver manifestato contro i l segreto degli scrutini

osospesi per aver semplicemente chiesto la celebrazione del 25 aprile (vedi

Liceo Einstein di Milano); professori sospesi con provvedimento cautelare e diffi-

dati dal mantenere rapporti con allievi e famiglie perchè rei di condividere pub-

blicamente la critica del M.S. ai metodi pedagogici (in realtà carcerari) di una

certa scuola di provincia; sequestro di comunicazioni ai genitori per la discus-

sione in collettivo della situazione della classe; sequestro di un questionario per

un'inchiesta di ambiente organizzata in un liceo con la partecipazione del prof.

di storia e filosofia; intimidazioni e ricatti di ogni genere (tut t i illegali) per la

partecipazione a scioperi non proclamati dai sindacati corporativi della scuola, ecc.

Tutto ciò (detto molto sommariamente; ma l'analisi dovrebbe essere fatta

in modo più sistematico ed esauriente partendo, magari, dalla documentazione

raccolta presso i l Movimento Insegnanti di Milano) dimostra una cosa che si

sapeva benissimo: che cioè la concezione tabù del Diritto è ideologica; che appli-

care o disapplicare i l Diritto è largamente strumentale ai fini tattici e strategici

della lotta per la conservazione e per il cambiamento. Ma proprio nel mondo della

scuola è forse necessario insistere, più di quanto non si sia fatto finora, sui

comportamenti illegali delle autorità scolastiche e delle forze reazionarie i n

genere.

E Samek Ludovici

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