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e

Elsa Morante, cc Il mondo salvato da i

ragazzini », Einaudi, L. 2000.

Rispetto al la Morante dei romanzi e

dei racconti, quest'ultima opera, coma

posita e variopinta, h a 11 pregio d i

una complessità e decisione che non

eludono come d i solito i e grandi di -

scorsi »: su l senso della poesia e del-

l'arte, e della sua i n particolare. Non

riconducibile a scuole, opera rara e di

freschezza e di entusiasmo — pur nei

momenti di più lancinante tristezza

la sua lettura è d'una « allegria » ( ter-

mine morantiano per eccellenza, e d'o-

rigine certo mozartiana, cioè denso del-

la più autentica serietà) e di una ecce-

zionalità, — nel panorama di poetiche

medio-borghesi intristite sui malori de-

gli impiegati d i banca, de i ciechi d i

guerra e delle massaie di Cecina come

di quelle sempre più morbosamente e

noiosamente decadenti come d i quelle

delle p i ù incavillate alchimie verbali,

tali da meritarle un'attenzione tutta

particolare. M a questa è ancora pre-

messa. E analizzare pezzo per pezzo la

costruzione calibratamente ariosa e non

occasionale d i quest'insieme poetico, o

i valori e le rispettive interferenze, sa-

rebbe ancora cornice: anzi, far torto al-

l'autrice, che ha da farci proposte, ha

da spiegarsi e spiegarci, insomma e lan-

ciar messaggi» benchè s u lunghezze

d'onda t u t t e particolari. Su l l a man -

canza d'ascolto, c i sarebbe mol to d a

dire, ma speriamo che le ragioni diven-

tino chiare attraverso i l nostro abbozzo

di discussione. La Morante è dei pochi

a credere ancora alla poesia non come

rognosa autoconsalazione o mera inge-

gneria, ma come azione eminentemente

«onesta », paragonabile a quel la de l

eprotagonista solare, che nei mi t i af -

fronta i l drago notturno per •liberare

la città ».

Dell'avvio ( u n « Addio' ) che molto

ci dice senza parere sul le contraddi-

zioni dell'autrice, a t rat t i non pietosa

su se stessa — ma solo a tratti - - chè

subito rientra, e ce ne dispiace — insi-

stiamo su due accenni, in qualche mo-

do rivelatori benché non determinan-

ti: e ogni ragazzo che passa è una mor-

gana. / I o credo di riconoscerti per un

momento » e « E poi, forse, brutto, ro-

vinato, mi avresti scacciato anche tu. /

Sei troppo infantile e matta! T i cono-

sco! ».

Vengono poi soprattutto una rilettura

dell'e Edipo a Colono », assai bella, e

«La smania dello scandalo », una lun-

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ga poesia che ci pare quella di più com-

plessa analisi, che qu i non possiamo

affrontare, ed infine in terza ed ultima

parte del volume, l e «canzoni popola-

ri », di remmo programmatiche, su l l e

quali i n particolare c i soffermeremo.

Nella e Serata a Colono» Edipo è tra-

sferito in un ospedale di città in mezzo

a. un coro di pazzi (« il cervello è una

macchina furba e idiota che l a natura

ci ha fabbricato studiandola apposta /

per escluderci dal lo spettacolo reale,

e divertirsi a i nostri equivoci. / Solo

quando l a macchina s i guasta, nel le

febbri, nell'agonia, noi cominciamo a di-

stinguere un filo / dello scenario proibi-

to »). E d è assistito da una Antigone

guaglioncella (cugina della Nunziatina

dell'Isola

d i Arturo)

che è semmai l a

esconoscenza », l'accettazione, l a pie-

tas popolare, nei confronti di un Edipo

folgorato d i rivelazione, conoscenza,

tragedia, dalla furia del male, dalla lot-

ta col dio, che è i l Sole, « dio della lu-

ce, della bellezza, della profezia e della

peste'. Un Edipo più classico e insie-

me nuovo d i a l t re recenti freudiane

cattoliche versioni, ma che ancora c i

pare non centri appieno, per scelta pre-

cisa, l a sostanza del mito: che è nella

identità t ra Edipo e Sfinge, t ra l'uomo

e i l suo destino. Su tut ta l a seconda

parte del libro aleggia peraltro una stra-

na triade di vat i protettivi: Hblderlin,

Mozart e Rimbaud; anche se i riferi-

menti ad essa sono discontinui e perso-

nalissimi, mescolati a molto d'altro ( e

ai sacri testi di varia tradizione: porte

di saggezza, chiavi di illuminazione in-

teriore, passaggi dal limitato all'eterno).

Nella terza parte, l a già nota e Can-

zone degli F. P. e degli I .M. » ( pe r chi

non lo sapesse: Fel ici Pochi e Infelici

Molti) e e I l Mondo salvato dai ragazzi-

ni» ( l a cui ribalta e girandola finale è

meno significativa per eccesso di posi-

tività e, all'interno di questa, quasi di

banale power flower), c i troviamo d i

fronte alla parte più decisamente e im-

pegnata', cioè discutibile, de l l ibro,

quella alla quale circoscriveremo le no-

stre osservazioni. «Tut to questo, / i n

sostanza e verità, / non è nient'altro /

che un gioco », è la conclusione cui da,

punti diversi arriva la saggezza dei per-

sonaggi puri , dunque folli, cui arr iva

ogni comprensione, in una sorta di ter-

sa e istintiva visione che parte da un

Vangelo i n cui persino Giuda può tra-

sformarsi mor to ne l candore d i una

ragazzina d i borgata, che è poi al t ra

incarnazione de l e pazzariello » - - su