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ALLA PRODUZIONE

A M E PERSONALMENTE

aumento p o c o n o n so a u m e n t o p o c o n o n so

produzione

s a l

a r i

o n u l l a

eprofitto n u l

l

a e premi

141 4 3 2 2 1

9 4 1 3 0 1 8 1

Non è possibile trarre delle conclusioni probanti dall'analisi di un campione

così limitato. Sembra però abbastanza significativa la altissima percentuale degli

indifferenti — risultato di una pluriennale passività e assenza di partecipazione.

Ma proprio per questo sono interessanti le idee di Birman e di Anasenkov

(29) sulla « partecipazione alla gestione », come elemento base del processo di

razionalizzazione dell'economia. E non si tratta in questo caso della rituale invo-

cazione a scopo propagandistico all'« essenza democratica dello stato socialista »

per glorificare tutto ciò che si fa o sii ha intenzione di fare in suo nome. Anzi è

Birman stesso che avverte: « Quante più sono queste forme (di partecipazione)

tanto meglio, purché non siano artificiose ma abbiano un contenuto concreto ».

Anasenkov da parte sua fa una serie di proposte precise che riguardano l'auto-

gestione delle condizioni di lavoro per superare « l'alienazione dell'operaio da'

suo lavoro ».

Tutto ciò mette in discussione l'organizzazione della produzione quale si è

storicamente formata in URSS, a tut t i i livelli gerarchici da quello del capo-

squadra a quello dei funzionari dei ministeri o degli organismi centrali di piani-

ficazione.

Rimane a questo punto aperta una questione di fondo: quali sono le pro-

spettive della riforma? E' difficile rispondere concretamente a questa domanda.

In termini molto generici si può dire che sono collegate alle prospettive gene-

rali politiche e sociali dell'Unione Sovietica. L'attuale fase di stallo della riforma

corrisponde a una situazione generale di chiusura e di prevalente immobilismo.

L'esperienza cecoslovacca del 1968 ha dimostrato con sufficiente chiarezza

che una discussione approfondita sui problemi dell'economia è possibile, nei

paesi del blocco sovietico, solo sullo sfondo d i momenti d i grave crisi o d i

grandi movimenti di massa, che per la loro stessa natura, sono sempre impre-

vedibili e difficilmente controllabili, soprattutto da quegli uomini e quelle forze

che per motivi storicamente ben definiti hanno con tal i movimenti scarsa

familiarità.

Non a caso nell'Unione Sovietica i l « nuovo modello economico» cecoslo-

vacco è stato condannato tanto per le concessioni alle « forze cieche del mer-

cato », che per l'idea di « dare al collettivo dell'azienda i l diritto di gestire la

produzione » (30).

Questo accoppiamento di mercato e gestione operaia può sembrare estrema-

mente discutibile, ma non è questo i l problema: ciò che appare chiaro è che

nelle condizioni d i oggi i n URSS l a strada sembra sbarrata sia all'una che

all'altra soluzione.

EzioSicco

(1)

0. Subareva: Istocniki rosta narodnogo blagosostojanija v SSSR, Mosca, 1968.

( 2 ) A. Birman:

Sue reformy,

i n « Novyi M i r », n. 12, 1968, •pag. 186.

(3 ) S.G. Strumi l in: Chozjaisteennyi rascet i problely cenoobrazovanja, i n Reforma stavi t

problemy,

Mosca 1968, pag. 5.

( 4 ) Che erano stat i all'inizio degli anni sessanta forzosamente collettivizzati su direttiva d i

Chruscev. La giustificazione ufficiale d i questa misura, che evidentemente s i fece passare

per « volontaria », f u che i l miglioramento della situazione agricola l i rendeva inut i l i ;

poichè ciò avveniva in un momento in cui invece la situazione dell'agricoltura era i n netto

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