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esistente (popolazione in età di lavoro) viene utilizzata già ora nella produzione

sociale — i l 78% circa (26) — e quindi, in presenza di una popolazione che

cresce ad un saggio non particolarmente elevato, i margini d i aumento del

'volume della produzione grazie ad un incremento del numero degli addetti sono

praticamente nulli.

Senel 1966 l'aumento della produttività era stato di poco superiore al 5%

(5,2), l'anno successivo aveva visto un progresso del

7%.

Invece l'anno scorso

l'incremento non è stato che del 5% netto, risultando quindi anch'esso inferiore

alla media prevista dal piano per i l quinquennio: 6,2%.

I ri tmi di incremento del reddito nazionale hanno un andamento legger-

mente diverso dovuto evidentemente ai risultati delle annate agricole. Mentre

l'anno migliore è il '66 con il 7,5% di incremento, si ha poi un declino nel '67

6,7%, incremento vicino alla media del piano settennale —, e un lieve miglio-

ramento nel '68, raggiungendo un risultato che è leggermente superiore alla

media annua prevista dal piano quinquennale.

Se i risultati dell'annata agricola sono stati positivi l'anno scorso, altrettanto

non si può dire dell'incremento di produttività che, pari al

5%,

è inferiore di

2 punti alla media prevista dal piano quinquennale.

In conclusione, esaminando le cifre che caratterizzano l'andamento della

economia nei tre anni trascorsi vediamo che se nei primi due anni si osserva un

notevole slancio che permette di definire superati i fenomeni negativi del periodo

precedente e fa pensare che verranno raggiunti e probabilmente superati gl i

obbiettivi del piano quinquennale, l'anno scorso si è invece delineata una inver-

sione di tendenza, praticamente per tut t i gl i indici più importanti salvo che

per i l reddito nazionale grazie alla buona annata agricola.

Si ha quindi l'impressione (che come tale riferiamo, i n quanto i dat i a

disposizione sono ancora troppo scarsi per permettere una affermazione più

netta) che lo slancio acquisito dall'economia sovietica grazie a una serie d i

fattori, tra cui gl i inizi della riforma economica, sia in via di esaurimento. I l

permanere, nonostante l a riforma, d i problemi d i fondo, strutturali, irrisolti

potrebbe servire di spiegazione a tale fenomeno.

Si è più sopra parlato di una tendenza che gode dell'appoggio della dire-

zione politica a chiudere i l dibattito sulla riforma economica in limiti ideologici

ben precisi. Questo non significa però che manchi totalmente la discussione: essa

però tende a spezzettarsi nei mille rivoli dei problemi tecnici e organizzativi, dei

particolari della riforma, degli indici e delle norme esecutive. Ciò rende difficol-

tosa una riflessione critica che a sua volta possa costituire la base per i l deli-

nearsi di nuove vie e nuove soluzioni.

Ci sono però delle eccezioni: penso in particolare a quegli autori che, nei

severi limiti indicati all'inizio di questo scritto, si pongono il problema del nesso

tra modifica del meccanismo economico e interessi delle classi e dei gruppi

sociali.

Si apre qui i l problema dell'atteggiamento della classe operaia verso l a

riforma. I l quadro che si ha attualmente non è brillante (27). Lo riassume i l

risultato di una inchiesta sodologica, eseguita in una grossa azienda meccanica

di Lugansk. A 400 operai circa venne chiesto: cosa ha dato alla produzione e a

voi personalmente la riforma economica. Ed ecco le risposte (28):

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