

Non si può dire che il problema della elaborazione di un sistema di prezzi
adatto alla attuale fase di sviluppo e soprattuto di parametri e di criteri che gli
permettano una sufficiente flessibilità sia stato trascurato dagli economisti sovie-
tici in questi anni. Le conclusioni di questi studi e di questediscussioni in parte
sisono cristallizzati in propostepresentate alla Conferenza, in parte sonoancora
inattesa di realizzazione (12).
Già si è accennato all'inizio di questo scritto al problema della « disper-
sionedegli investimenti» come a uno dei maggiori problemi dell'economia sovie-
tica del periodoprecedente la riforma. Ad essosi era cercato allora di ovviare in
tutti i modi e con tutti i mezzi disponibili. Chruscev aveva tuonato dalla tri-
buna, il governo aveva stabilito un elenco di costruzioni industriali con priorità
assoluta, ma conscarsosuccesso.
I polemisti che prendevano parte alla discussione sulla riforma citavano la
«dispersione degli investimenti » come un problema classico, in cui si manife-
stavano in modo tipico i difetti del vecchio sistema, in primo luogo il malfa-
mato
vai
(13). Subito dopo l'approvazione della riforma l'economista S.P. Per-
vusinscriveva in un opuscolo dal fatidico titolo (14): « Se un gran numero di
muratori è concentrato nei lavori di finitura, di solito i piani per il
vai
non ven-
gonoeseguiti e si crea la minaccia di non ottenere il necessario fondo salari. Di
fronte a tale prospettiva (il dirigente) è costretto a violare qualsiasi disposizione
giuridica e amministrativa, non avranno alcun effetto su di lui nè appelli ne cir-
colari che invitano a cessare la dispersionedegli investimenti. Egli fa il massimo
sforzoper iniziare nuove costruzioni invece di terminare quelle già iniziate ».
Qui troviamo una descrizioneestremamenteefficacenella sua laconicità, del
funzionamento reale delmeccanismoeconomiconel periodo staliniano e chruscio-
viano: il pianoprevede unamolteplicità di obiettivi spesso in contraddizione uno
con l'altro, ma tutti equivalenti, almeno formalmente; i l sistema di incentiva-
zionestabilisce invece una rigida scala di priorità al culmine della quale si trova,
appunto, il
val.
E, nonostante che da un punto di vista giuridico-formale, « il
pianosia legge» in tutte le sue parti nessunaesclusa, i dirigenti delle aziende
con il tacitoassensodei superiori si ispiravano nelledecisioni concrete al criterio
delsistema di incentivazione. Si veniva quindi a creare nel sistemaeconomicoun
automatismoche, soprattutto negli ultimi anni, a causa della sempremaggiore
complessità raggiunta dall'economia e dell'attenuarsi del terrore dopo la morte
di Stalin, portava a dei risultati reali sempre più lontani e diversi dalla volontà
deipianificatori.
Unodegli scopi centrali della riforma doveva appunto essere l'armonizza-
zione del sistema di incentivi con gli obbiettivi politico-economici dei pianifi-
catori. « Ciò che conviene alla società deve convenire all'azienda » q u e s t o
èstato uno degli slogans dei suoi partigiani.
Nel settore degli investimenti la situazione rimane peròestremamentegrave.
Nel 1966 venne eseguito un inventario di stabilimenti in costruzione « conge-
lati », cioè abbandonati a tempo indeterminato per le ragioni suesposte da
Pervusin. Nella Repubblica Federativa Russa i l numero di tali stabilimenti
(compresi quelli « congelati » a livello di progetto) era di 698, per un valore
totalecomplessivo di 1,1 miliardi di rubli, di cui 237 milioni già spesi (15). E
lasituazione non solo non migliora, ma pegeiora continuamente. Infatti, nono-
stante l'aumento annuale del volume degli investimenti, la rimanenza degli
investimenti preventivati al di là dell'anno per il quale sono stati pianificati è
I.