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anzi è proprio questo i l 'compito degli « specialisti ».

E così numerose sono state, dalla Conferenza economica ad oggi, le pubbli-

cazioni in cui l'impostazione generale di cui si è detto (e che non risale solo alla

Conferenza, anche se alla Conferenza ha avuto la sua massima espressione) viene

sviluppata nei dettagli, precisata e allargata (22).

In primo luogo viene violentemente criticata la ricerca di un.« meccanismo

automatico di regolazione dell'economia », sia esso la legge del valore o altro.

In particolare i l fuoco viene concentrato, salvo un riconoscimento formale della

necessità di tenerne conto, sulla legge del valore, la cui utilizzazione è ammis-

sibile solo in quanto venga « subordinata » a tutto i l sistema di leggi econo-

miche del socialismo (23).

E' logico quindi che si ritorni alla concezione della necessità di uno sviluppo

prevalente dell'industria pesante e si attacchi come « non marxista » qualsiasi

altra concezione (24), compresa quella espressa da Rumjancev qualche anno fa.

E' altrettanto logico che « in base al principio marxista del primato della pro-

duzione sul consumo » venga aspramente condannato i l criterio di elaborazione

del piano sulla base delle esigenze e dei desideri dei consumatori (25).

E' interessante notare che nell'affermare questa linea di approccio ai pro-

blemi dell'economia vengono scelti come bersagli della critica i punti di vista

espressi durante la discussione sulla riforma dai sostenitori della stessa, e non a

caso pubblicati da riviste puntighosamente ufficiali come per esempio i l

Kom-

munist.

Tutto ciò porta a concludere che una impostazione d i sostanziale blocco

della riforma

(perchè come si è detto, questo sembra essere i l significato del-

l'affermazione: l a riforma è fatta e non resta che perfezionarne i dettagli)

sia

fatta propria dall'attuale gruppo dirigente sovietico.

Linee di tendenza

Per completare i l quadro della situazione occorre analizzare anche lo svi-

luppo economico degli ultimi anni da un punto di vista quantitativo.

Già si è detto più sopra che i risultati economici dei primi due anni del

nuovo sistema di pianificazione sono stati quanto mai brillanti. Se si esaminano

però i dati ora disponibili del 1968 e l i si confronta con quelli degli anni prece-

denti ne risulta un quadro generale non privo di ombre, decisamente inquietanti

per i dirigenti.

Laproduzione

industriale nel '66 aveva ancora incrementato i ritmi di svi-

luppoche erano rimasti molto elevati anche nel quinquennio (difficile » '61-'65,

superando del 2% i cauti obiettivi indicati nel piano per quell'anno. Nel 1967

c'era stato un balzo dall'8,7% dell'anno precedente al 10%. Nel 1968, invece,

pur mantenendo un ritmo di incremento notevole, 1'8,1%,

si va al di sotto sia

dellamedia prevista dal piano quinquennale in corso (8,9%) che persino della

mediadegli anni '61-'65.

Nel '61-'65 c'era stato un declino nei ritmi di incremento della produttività

del lavoro nell'industria rispetto al quinquennioprecedente (scendendo da una

media del 6,5 a una media del 4,6%). Gli economisti sovietici sonoconcordi nel

vedere in ciò uno dei dati più significativi per definire quegli anni come anni di

difficoltà economiche. I l piano quinquennale '65-'70 prevede un aumento medio

del 6,2%, cioè di poco inferiore a quello del '56261. E' particolarmente impor-

tante che si realizzino le previsioni del piano quinquennale per quanto riguarda

la produttività del lavoro in quanto praticamente quasi tutta la forza lavoro