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di tut ta la società »; non spiega però come possano essere così diffusi simili

inconvenienti.

I l gap tecnologico

Inutile sottolineare l'importanza della ricerca tecnico-scientifica e della appli-

cazione dei suoi risultati per lo sviluppo economico. I sovietici ne sono ben

consci, e ad essi appartiene lo slogan: « La scienza è la forza produttiva princi-

pale del nostro tempo ». D'altra parte sono noti i notevoli sforzi del governo

sovietico in questo settore, misurabili con le colossali cifre degli investimenti nella

ricerca e i considerevoli risultati raggiunti. Esiste però un

gap

molto grave tra

i brillanti risultati della ricerca di base e la loro applicazione a livello industriale.

Tale

gap

negli scorsi anni ha avuto delle conseguenze nefaste sullo sviluppo

economico: l a maggior parte degli economisti concorda nel ritenere che « una

delle cause del rallentamento dei ritmi di sviluppo all'inizio degli anni sessanta

èstata (...) la lentezza nella diffusione delle scoperte scientifiche (...) nell'econo-

mia sovietica » (9).

Anche in questo settore chiave per qualsiasi economia altamente sviluppata

i progressi, seppure ci sono stati, sono ben lungi dal soddisfare i dirigenti econo-

mici sovietici. « Occorre dire francamente (è sempre Baibakov che parla) che la

diffusione delle novità tecniche e scientifiche lascia molto a desiderare. l i v e l l o

tecnico di molte aziende non risponde alle esigenze attuali ». Alcuni mesi più

ardi l'accademico Trapeznikov, in una conferenza su problemi d i cibernetica,

portava dei dati precisi in appoggio alla stessa tesi. Secondo Trapeznikov alla

fase applicativa arrivano non più del 30-50% dei lavori di ricerca compiuti con

risultati positivi. Gl i al tri o non vengono elaborati o vengono elaborati così

lentamente che quando si inizia la produzione sono sorpassati rispetto al livello

internazionale. « Gravi sono inoltre, sottolinea Trapeznikov, i risultati dell'insuf-

ficiente grado di completamento dei progetti e dei processi tecnologici... Si arriva

aperdite gigantesche che purtroppo non vengono definite e calcolate » (10).

Alla conferenza venne \proposta una spiegazione di questo stato di cose, anzi

ne vennero proposte due: « Singoli economisti ritengono che i l nuovo sistema

di pianificazione non stimoli la diffusione di novità tecniche perchè... in questo

caso diminuisce i l profitto e ciò spinge alcun operatori a rinunziare a perfezio-

namenti tecnici » (11). Mentre invece Baibakov la pensa diversamente: « Così

possono ragionare ouegli operatori che si accontentano dei soli risultati a breve

scadenza e non vedono in prospettiva i vantaggi dell'adozione di novità tecniche ».

E' una critica questa che suona molto « volontaristica », per usare la termino-

logia corrente sovietica.

In realtà i l problema esiste ed è posto da molti degli intervenuti al dibat-

tito. Alcuni di essi si limitano a proporre ritocchi marginali ai sistemi di incen-

tivazione delle aziende, ma altri pongono i l dito sulla piaga sollevando i l pro-

blema dei prezzi. I l già citato Manevic constata: « Il nostro stabilimento ha

migliorato nettamente l'efficienza garantita dei trattori, i l che ci è costato un

bel po' e i soldi a noi non ce li rende nessuno », e conclude brutalmente: « Occor-

re fare in modo che in simili casi non solo vengano recuperate le spese supple-

mentari, ma anche che aumenti la redditività dell'azienda che produce cose di

lunga durata, belle, comode. Altrimenti la lotta per i l miglioramento della qua-

Jità si riduce a semplici chiacchiere ».