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tamente decifrato, esso può venire usato da persone diverse in significati diversi

eanche contrastanti.

Comunque all'atto del varo della riforma prevalse, naturalmente, l'interpre-

tazione moderata, che non metteva in questione i l problema dello stalinismo.

La riforma economica doveva consistere in un allargamento dei diritti delle

aziende che permettesse loro maggiore autonomia da un lato e dall'altro una

maggiore efficienza della pianificazione centralizzata, ottenuta in base alla ela-

borazione scientifica degli obbiettivi generali derivante dallo studio dei bisogni

della popolazione.

Il collegamento t ra organismi centrali e aziende doveva essere assicurato

non più da direttive vincolanti, imposte dall'alto, ma da un meccanismo econo-

mico che facesse coincidere l'incentivo per l'azienda e i suoi dipendenti con

gli obbiettivi prioritari. A questo scopo i l numero degli indici obbligatori impo-

sti dall'alto veniva abbassato sino a sette. Tra questi, particolare importanza

assumeva l'indice del profitto, attraverso un collegamento preferenziale della

incentivazione con questo piuttosto che con al t r i indici, come avveniva i n

precedenza.

Naturalmente tutto ciò richiedeva radicali modifiche al sistema dei prezzi

per rendere questi ultimi conformi, nei limiti del possibile, ai costi di produzione

enon, come avveniva col vecchio sistema, « alle oscillazioni casuali della con-

giuntura sul mercato, per di più in una interpretazione quanto mai soggettiva (3).

Rispetto alle proposte di numerosi economisti intervenuti nella discussione,

il testo della riforma, quale fu presentato da Kosygin e approvato dal gruppo

dirigente del partito e del governo, era molto più cauto e, di fatto, costituiva

un compromesso con l e posizioni degli avversari della stessa. Kosygin però

nel suo discorso mise in rilievo che la riforma non era un dato definitivo e immu-

tabile, ma •al contrario era passibile d i sviluppo e che nel corso d i questo

sviluppo potevano essere accolte le richieste e le proposte degli economisti.

In effetti l'accettazione di tal i proposte veniva subordinata all'evoluzione

della situazione politica generale e in particolare dei rapporti di forze tra buro-

crazia centrale e tecnocrazia. Grande importanza veniva ad assumere in questo

contesto i l fatto che la riforma, realizzandosi, dimostrasse la sua capacità a risol-

vere i problemi economici della società sovietica senza creare tensioni sociali

pericolose, e quindi senza porre in discussione l'equilibrio esistente tra le forze

sociali.

La riforma doveva venire applicata (e venne in effetti applicata) gradual-

mente alle aziende: un gruppo dopo l'altro, un settore dopo l'altro. Veniva

invece subito realizzata

l'altra

misura che ne costituiva contemporaneamente

il completamento e i l contrappeso: i l ritorno dai consigli regionali dell'economia

(sovnarchoz) all'organizzazione centralizzata per settore industriale: i ministeri

di settore.

I primi bilanci

Con i l 1968 praticamente tut t i i più importanti settori industriali (con

qualche eccezione di cui si dirà a parte) sono passati al nuovo sistema di dire-

zione previsto dalla riforma.

E' ora di bilanci, e i primi bilanci sono stati fatti e si stanno facendo per

h o p e r a di singoli economisti, in riunioni e in conferenze. Da questo punto di

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